(ANSAmed) - ROMA, 28 LUG - Da Messina a Parigi per
conquistare la Francia a colpi di pedali. Dopo aver trionfato
nella 101/a edizione del Tour de France, Vincenzo Nibali entra
nella storia del ciclismo mondiale, prima ancora che nello sport
italiano. Il corridore siciliano si mette infatti alla ruota di
Bottecchia, Bartali, Coppi, Nencini, Gimondi e Pantani, l'ultimo
capace 16 anni fa a salire sul gradino più alto del podio degli
Champs Elysees e a far risuonare l'inno di Mameli. Note che alla
fine hanno commosso lo 'squalo dello Stretto', in lacrime al
momento della premiazione.
Gli occhi lucidi e l'emozione, però, non offuscano la
lucidità di un ragazzo che alla soglia dei 30 anni, nel momento
della gloria, non dimentica di ringraziare chi ha permesso di
realizzare il sogno di una vita. "In primis mia moglie Rachele e
la piccola Emma (la figlia, che è subito andato a baciare dopo
il traguardo,ndr), senza di loro e senza il sostegno dei miei
genitori, che mi hanno seguito sin da bambino, oggi non sarei
qui - ricorda il corridore dell'Astana -. Avevo già anticipato
che nessuna gioia poteva essere paragonabile a questa vittoria.
Un'emozione così forte credo di averla provata poche volte nella
vita. E' ancora più bello di quanto potessi immaginare, è
veramente indescrivibile. Ho costruito questo successo giorno
dopo girono".
E non potrebbe essere più vero. Il ragazzo partito a 15 anni
dal Sud per diventare atleta in Toscana, ha convinto dall'inizio
alla fine della Grande Boucle. In questo Tour si è preso subito
la leadership in classifica generale col successo nella seconda
tappa (a Sheffield, In Inghilterra), per poi vincere altre tre
frazioni, sui Vosgi, sulle Alpi e sui Pireni (con l'arrivo
sull'Hautacam). Il dominio di Nibali - interrotto per 24 solo
dal francese Gallopin - non è stato contraddistino solamente
dalle azioni in salita. Anzi, il momento chiave della sua
galoppata in maglia gialla è stato probabilmente ad Arenberg
(5/a tappa), sui settori di pavé della Roubaix che hanno
stroncato il campione uscente Chris Froome (ritirato dopo due
cadute) e ridimensionato le aspirazioni di Alberto Contador
(anche lui costretto al ritiro alla 10/a tappa).
Inutile dire che col britannico e lo spagnolo in gara fino
alla fine Nibali avrebbe avuto sicuramente maggior filo da
torcere. Ma nei 3664 chilometri del Tour Nibali ha dimostrato
una forma fisica e un equilibrio nervoso da numero uno assoluto.
Un dominio che alla fine gli ha permesso di brindare a
champagne, tra pacche sulle spalle e l'affetto di famigliari e
amici. "L'emozione è forte, magari non riesco ad esternarla però
dentro di me ho dovuto prendere tante volte il respiro -
confessa dopo la premiazione -. E' qualcosa di speciale,
irripetibile. Ho vinto il Tour de France, finalmente è finito e
anche io posso recuperare le energie perché sono veramente
stanco". "E' stata una grande fatica, non è facile arrivare fino
alla fine con la maglia presa al secondo giorno - sottolinea -.
Ora mi riposerò per poi ripartire da zero con nuovi obiettivi.
Il Mondiale? Perché no". Lo squalo, dopo aver raggiunto Merckx,
Gimondi, Hinault, Anquetil e Contador nel ristretto club di
corridori capaci di vincere in carriera Vuelta di Spagna, Giro
d'Italia e Tour de France, non vede l'ora di andare a caccia di
nuovi traguardi da tagliare. (ANSAmed).
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Tour: Nibali tra i grandi, storico trionfo a Parigi
Lacrime sul podio e pensa già al futuro: "Ora il mondiale"