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Intelligenza artificiale studia cetacei nel Golfo di Taranto

Per capire meglio il loro habitat e tutelarli

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 1 MAR - Sistemi di intelligenza artificiale hanno scoperto che la stenella striata, il tursiope e il grampo sono le specie di cetacei più diffuse nel Mar Ionio settentrionale. È uno dei risultati della ricerca italiana pubblicata sulla rivista Scientific Reports e condotta dall'Istituto di sistemi e tecnologie industriali per il manifatturiero avanzato del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Stiima) di Bari con l'associazione Jonian Dolphin Conservation, Fondazione Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) e le Università di Bari e della Basilicata. Le tecniche di Intelligenza artificiale sono state addestrate all'osservazione dei cetacei nel Golfo di Taranto con i dati del programma europeo EU Copernicus Marine Service; nella ricerca sono stati utilizzati anche i dati di avvistamento raccolti in 10 anni nello Ionio settentrionale dalla Jonian Dolphin Conservation.

Per Rosalia Maglietta, esperta di intelligenza artificiale del Cnr-Stiima, valutare lo stato di conservazione di queste specie è "strategico per impostare efficaci piani di gestione sostenibile della risorsa mare e, nello stesso tempo, per la conservazione delle aree critiche per la fauna marina d'interesse comunitario". Per farlo, prosegue, "abbiamo utilizzato descrittori ambientali forniti dalla Fondazione Cmcc e ricavati mediante l'uso di tecniche di telerilevamento spaziale e di prodotti di modellistica numerica del Servizio europeo Marine Core Service, che forniscono una vasta gamma di informazioni in relazione ai dati raccolti sull'ambiente in cui i delfini vivono, per la prima volta investigati e presentati in uno studio scientifico".

"Le intelligenze artificiali hanno evidenziato che la concentrazione di nutrienti inorganici, quali i nitrati, il fitoplancton, la temperatura e la salinità, sono le variabili ambientali che più influenzano la distribuzione e l'abbondanza dei cetacei oggetto dello studio", ha rivelato Roberto Carlucci, dell'Università di Bari. Infatti, come evidenziato dalle analisi condotte dagli ecologi del Dipartimento di bioscienze, biotecnologie e ambiente dell'Università di Bari, questi parametri ambientali specifici dell'habitat marino sono direttamente collegati alla produzione primaria e, quindi, alla presenza abbondante di prede".(ANSAmed).

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