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Cnr, Venezia come modello delle inondazioni costiere nel Med

Studio parte da allagamento del 2019 per spiegare fenomeno

Venezia allagata nel novembre 2019

Redazione Ansa

NAPOLI - Partire dall'allagamento del novembre 2019 per studiare Venezia come modello delle inondazioni costiere nel Mediterraneo. E' questo il punto di partenza della ricerca portata avanti dall'Istituto di scienze marine del Cnr, in collaborazione con l'Università del Salento e l'Università di Zagabria, e finanziato con i contributi dei progetti Interreg Italia-Croazia STREAM ed AdriaClim.

La particolare intensità dell'allagamento del 12 novembre 2019 che ha interessato Venezia e le coste del Nord Adriatico è dovuta alla sovrapposizione di diversi fenomeni (marea, mareggiata, un livello anomalo del Mar Adriatico e il passaggio di un ciclone in veloce movimento) che operando insieme, contribuirono a quella che per pochi centimetri non fu la peggior inondazione storica di Venezia, chiamata localmente Acqua Granda. Questa combinazione inaspettata e peculiare di fattori ha evidenziato la necessità di approfondire ulteriormente le cause che determinano le inondazioni costiere.

Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, rileva che gli eventi di allagamento non sono da attribuire esclusivamente a forti mareggiate, ma sono riconducibili anche ad altri processi che agiscono su diverse scale temporali (da poche ore a diversi anni) e spaziali (da pochi a migliaia di km) e possono verificarsi contemporaneamente. "A causa dell'aumento del livello medio relativo del mare, la marea e le componenti meteorologiche a lungo termine svolgono sempre più un ruolo dominante nel determinare inondazioni ricorrenti, anche se non eccezionali", spiega Christian Ferrarin dell'Istituto di scienze marine del Cnr-Ismar.

L'analisi della serie storica delle misure del livello del mare ha inoltre evidenziato una tendenza all'aumento dell'intensità e frequenza degli eventi di allagamento negli ultimi decenni. Tale evoluzione sembra essere principalmente dovuta a processi a lunga scala temporale la cui combinazione determina il precursore delle inondazioni a Venezia. "Venezia si presta particolarmente allo studio - aggiunge Ferrarin - in quanto dal 1872 il livello del mare viene monitorato e la città è frequentemente esposta ad eventi di allagamento la cui frequenza è aumentata nel tempo. La città vanta inoltre un sistema di protezioni dalle inondazioni entrato in funzione dall'ottobre 2020 (MoSE) ed è un caso studio di rilevanza internazionale in quanto sito protetto dall'UNESCO".

L'analisi statistica ha evidenziato una significativa anticorrelazione tra la marea causata dall'attrazione gravitazionale che i corpi celesti esercitano sulla massa d'acqua (marea astronomica) e la componente dovuta alle mareggiate, che non può essere completamente giustificata da processi che occorrono nella zona costiera. "Gli eventi più estremi - conclude Ferrarin - tendono a verificarsi in condizioni di media o bassa marea piuttosto che con l'alta marea. Infatti, durante gli eventi di mareggiata più estremi del 1966, 1979 e 2018, il picco della tempesta si è verificato in condizioni di bassa marea, limitando le già drammatiche condizioni di inondazione a Venezia. Questo argomento dovrà essere ulteriormente approfondito in futuro in quanto la sua comprensione è essenziale per lo studio dell'allagamento costiero, anche considerando il cambiamento climatico in cui i diversi processi potrebbero avere una diversa evoluzione".

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