(di Aldo Baquis)
(ANSAmed) - CESAREA (ISRAELE), 25 SET - Il passato remoto ed
il futuro della tecnologia si sono incrociati ieri nel porto di
Cesarea (Israele) quando un team di esperti italiani ha
scandagliato i resti sommersi del porto costruito 2000 anni fa
da re Erode ricorrendo ad una sorta di 'rete' internet
subacquea, molto pionieristica nel suo genere, basata non su
wi-fi ma sulla utilizzazione di onde acustiche.
"Abbiamo preso spunto dalle comunicazioni acustiche dei
delfini", ha detto Marco Merola, responsabile della
comunicazione di 'Wsense', azienda collegata all'Università la
Sapienza di Roma. L'iniziativa chiamata 'Archeosub' è nata dalla
unione di due progetti: uno dalla Sapienza di Roma che con
'Wsense' si è occupata della rete di comunicazione subacquea, e
l'altro dell'Università di Firenze e della sua collegata 'Mdm'
che ha sviluppato un drone autonomo di ultima generazione,
chiamato 'Zeno'. Al suo finanziamento ha partecipato l'agenzia
europea 'Easme' per le piccole e medie imprese. Utilizzando una
rete di nodi sensori e di droni sottomarini senza cavi, i sub
sono adesso in grado di dialogare mediante tablet via chat fra
di loro e anche con gli operatori in superficie.
"Non riesco a crederci. Grazie al tablet ho scambiato
messaggi in tempo reale con i membri del team mentre ero
sott'acqua", ha sottolineato Dror, un sub del Dipartimento
israeliano delle antichità che ha invitato gli esperti italiani
a fare un test dimostrativo a Cesarea. "Prima noi sub,
sott'acqua, comunicavamo gesticolando. Oggi possiamo perfino
rilanciare in tempo reale una fotografia dai fondali".
"Purtroppo in due terzi del nostro mondo, ossia la parte
coperta dall'acqua, internet è oggi precluso" ha fatto notare la
professoressa Chiara Petrioli (La Sapienza). "Ma 10 anni fa - ha
spiegato - è partita una sfida e oggi siamo finalmente in grado
di testare qua questa tecnologia, che è italiana".
Nella dimostrazione fornita al Dipartimento israeliano delle
antichità è stata scandagliata una parte del fondale all'imbocco
dello storico porto di Cesarea al cui ingresso si trovavano due
statue enormi, perdutesi nel tempo. Gli studiosi vogliono ora
comprendere se il rapido declino del porto sia da attribuirsi ad
un cataclisma, oppure alla cattiva manutenzione delle sue
strutture. Due sub si sono immersi ad una profondità di circa
otto metri. Avevano con sé tablet con cui - grazie al drone che
utilizza le onde acustiche e ad una boa dotata di una antenna
wi-fi - hanno comunicato in tempo reale con altri membri del
team. Senza ormai più cavi sottomarini, e senza altre
lungaggini.
In questo test, secondo la prof. Petrioli, "è stato provato
un sistema integrale, funzionale a dare una risposta alla
scoperta, al monitoraggio e alla valorizzazione di siti
archeologici sommersi". Ma in futuro quella tecnologia potrebbe
servire anche "per esplorare e conoscere le profondità
oceaniche". Sarebbe allora un 'internet degli abissi', che
potrebbe forse influenzare le sorti della umanità. (ANSAmed).
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Archeosub italiani a Cesarea, ecco 'internet degli abissi'
Un drone che sfrutta onde acustiche fra resti del porto erodiano