(di Paola Del Vecchio)
(ANSAmed) - MADRID, 17 MAR - Non c'è la certezza scientifica
e non ci potrà essere, dato che non c'è margine per un esame del
Dna, perché non si è potuto isolare quello appartenente al padre
del Don Chisciotte. Ma gli esperti, che da un anno cercano nel
convento madrileno delle Trinitarie Scalze i resti di Miguel de
Cervantes Saavedra (Alcalà de Henares 1547-Madrid 1616), sono
certi di aver compiuto la missione con successo.
"Siamo convinti che fra i resti recuperati, che sono molto
frammentati e deteriorati, ci sia qualcosa di Miguel de
Cervantes", ha assicurato oggi con l'aria solenne delle
occasioni storiche Francisco Etxebarria, l'antropologo forense
che coordina l'equipe di trenta esperti provenienti da tutta la
Spagna. "Tuttavia non lo possiamo affermare con assoluta
evidenza scientifica", ha aggiunto, nel chiarire che alla
conclusione si è giunti "alla luce delle informazioni di
carattere storico, archeologico e antropologico raccolte". Ma le
coincidenze "superiori alle discrepanze", secondo lo studioso,
"fanno ritenere in termini ragionevoli che là ci sarebbe
Cervantes".
Il materiale osseo, una mandibola e frammenti delle braccia e
di un'anca, è stato individuato assieme, ma non vicino, a quelli
della moglie di Cervantes, Catalina de Salazar, morta il 31
ottobre del 1626. Dopo quasi 4 secoli sono stati recuperati
nella cripta del convento dove la salma dello scrittore, molto
devoto all'ordine delle Trinitarie, dalle quali fu salvato dopo
5 anni di prigionia ad Algeri, seguiti alla battaglia di
Lepanto, fu sepolto alla sua morte, avvenuta il 22 aprile del
1616. Non nel luogo originario della sepoltura, bensì dove la
salma fu trasferita nel 1673, al termine dei lavori di
ristrutturazione della chiesa di San Idelfonso e del convento
delle Trinitarie, ubicati nel cuore del quartiere de Las Letras
di Madrid. E non nel feretro contrassegnato dalle iniziali M.C.
recuperato durante i lavori di scavo cominciati nel gennaio
scorso, che è risultato contenere solo i resti di due bambini.
Come ha spiegato nella conferenza stampa l'antropologa
Almudena Garcia Cid, i frammenti ossei, recuperati a grande
profondità nel luogo individuato dagli esperti come il punto 32,
erano frammisti a quelli di almeno cinque minori e dieci adulti,
la cui morte risalirebbe alla stessa epoca. Per la datazione, è
stato decisivo anche il ritrovamento di una moneta di 16
maravedís di Felipe VI e di vesti liturgiche e oggetti del
secolo XVII. Un caloroso applauso è partito dalla platea,
affollata da decine di giornalisti, quando gli esperti hanno
ringraziato le 13 monache di clausura delle Trinitarie Scalze
per "la grande pazienza con cui hanno interrotto la routine
della preghiera e del silenzio", perché il convento fosse
trasformato in un laboratorio del Csi, e per le loro ave, che
"hanno mantenuto la catena di custodia dei resti cervantini
negli ultimi 4 secoli".
L'autore di 'Don Chisciotte della Mancia' non aveva figli e
l'unico familiare conosciuto era una sorella, sepolta nel 1623
in un ossario comune ad Alcalá de Henares. Da qui la difficoltà
di comparare le tracce del Dna, seppure fosse ricostruito in
laboratorio un profilo genetico, a partire dai frammenti
ritrovati. "Cercheremo comunque di estrarlo, seguendo l'esempio
del Chisciotte contro i mulini a vento, tenteremo di realizzare
un'utopia", ha assicurato l'antropologo forense Etxebarria. Da
parte sua, il sindaco di Madrid, Ana Botella, ha garantito che
il Comune, promotore degli scavi, continuerà a finanziare
l'equipe di ricercatori se il progetto avrà continuità nel
futuro. Intanto il primo cittadino ha già avviato contatti con
l'arcivescovado, per aprire in un prossimo futuro la cripta alle
visite dei turisti.
L'obiettivo è sfruttare l'intera operazione per valorizzare a
fini turistici il 'Barrio de las Letras', un pugno di stradine
nel cuore della capitale, dove il padre del romanzo moderno
visse, condividendo onori e glorie con altri grandi delle
lettere ispaniche, da Lope de Vega a Quevedo, da Gongora a
Calderon de la Barca. Ma le sue furono piuttosto miserie, dato
che, pur essendo autore del primo autentico best-seller delle
lettere universali, scritto nel 1604 e letto all'epoca su larga
scala grazie alla pubblicazione su stampa nel 1605, morì
nell'indigenza. Le avvenute di don Chisciotte e Sancho Panza
arricchirono infatti il suo editore, per il cruccio perenne del
novellista e poeta, che si sentì sempre un uomo maltrattato dal
destino. E che nemmeno quattro secoli dopo la morte riesce a
riposare in pace. (ANSAmed).
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'In un borgo della Mancia' ritrovati i resti di Cervantes
Mai usciti da convento Trinitarie. Esperti, poche discrepanze