(ANSAmed) - TEL AVIV, 15 APR - La Casa Bianca è riuscita per
il momento a frenare Benyamin Netanyahu ma Israele promette di
dare la sua risposta all'attacco dell'Iran, che nella notte di
sabato ha lanciato per la prima volta centinaia di droni e
missili contro lo Stato ebraico, rischiando di far precipitare
il Medio Oriente nell'abisso. La reazione, ha spiegato il
ministro Benny Gantz dopo ore di riunioni, consultazioni
frenetiche e appelli globali alla de-escalation, arriverà ma
"nel modo e nel momento più adatti. Costruiremo una coalizione
regionale contro la minaccia dell'Iran ed esigeremo un prezzo".
E sarà il Gabinetto di guerra a deciderlo.
Mentre l'attacco iraniano era ancora in corso e il mondo
tratteneva il fiato, Joe Biden ha alzato la cornetta dalla Casa
Bianca per chiamare Benyamin Netanyahu, rassicurarlo
sull'incrollabile sostegno di Washington dopo gli attriti sulla
guerra a Gaza ma avvertirlo altrettanto chiaramente che gli
Stati Uniti non si sarebbero fatti trascinare in una guerra
contro Teheran. E quindi non avrebbero sostenuto una contro
rappresaglia israeliana. L'insuccesso dell'offensiva del regime
iraniano - al 99% respinta dall'Iron Dome israeliano e dalle
forze americane, britanniche, francesi e giordane - è "una
vittoria" di Israele, un successo strategico che "dimostra la
vostra capacità di difendervi dai vostri nemici" assieme agli
alleati, è stato il messaggio che il commander-in-chief ha
consegnato al vecchio amico Bibi nel tentativo (per il momento
riuscito) di placarne la rabbia e prevenire una reazione contro
l'Iran e i suoi alleati in Libano, Siria e Yemen. Secondo fonti
israeliane citate dal New York Times, proprio in seguito alla
telefonata il premier israeliano avrebbe bloccato la ritorsione
sollecitata dai falchi del suo gabinetto di guerra. "Ogni
discussione che ha avuto, ogni decisione che ha preso Biden
erano volte ad evitare un allargamento del conflitto. Gli Stati
Uniti non vogliono la guerra", ha spiegato in serata il
portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana
John Kirby
Dopo giornate di allarmi e paura per un attacco considerato
imminente da parte degli ayatollah come ritorsione al raid che
il primo aprile ha ucciso un generale dei pasdaran a Damasco,
sabato sera alle 22 è scattata la vendetta di Teheran con cinque
ondate di strike: tre con i droni kamikaze Shahed 136 e due con
missili da crociera e balistici. Un'azione 'telefonata' da
Teheran, che ha avvertito gli alleati della regione e non solo
ben 72 ore prima dell'ora X, ma che ha comunque impiegato oltre
300 tra droni e missili. La maggior parte di questi sono stati
abbattuti prima del confine israeliano sui cieli dell'Iraq e
della Giordania. Le forze di difesa israeliane - con l'aiuto di
caccia americani, britannici francesi e giordani - hanno
annunciato di aver intercettato e distrutto il 99% dei vettori
scagliati da Teheran. Alcuni sono però passati e il bilancio è
di circa 30 feriti, tra cui una ragazzina di 7 anni che sta
lottando per la vita. Teheran ha rivendicato che "l'attacco ha
raggiunto tutti i suoi obiettivi", con "duri colpi" inferti ad
una base aerea del Negev, colpita da missili balistici Kheibar.
Ed ha ammonito non solo gli Usa "a stare fuori dal conflitto"
minacciandone le basi nella regione ma anche tutti quei Paesi
che hanno aiutato Israele a contenere l'attacco. Per questo sono
stati convocati dal ministero degli Esteri a Teheran gli
ambasciatori di Francia, Gran Bretagna e Germania.
Poi l'Iran ha risposto al segretario dell'Onu Antonio
Guterres - che ha parlato di "devastante escalation" -,
sostenendo di aver esercitato "il diritto all'autodifesa" e ha
ammonito Israele a non compiere "altre follie" o la reazione
sarà "molto più pesante". (ANSAmed).
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Biden frena Israele, 'l'Iran pagherà al momento giusto'
'Distrutti il 99% dei 300 droni e missili lanciati da Teheran'