(dell'inviato Marcello Campo)
(ANSAmed) - GRANADA, 06 OTT - Blindare l'accordo con Tunisi,
stringere l'asse con Londra per rilanciare una lotta "robusta"
ai trafficanti che vada anche oltre i confini dell'Unione
europea, perché è tempo di passare dalle diagnosi alla cura,
cioè dalle parole ai fatti. A Granada nasce il patto a 6 tra
Italia, Gran Bretagna, Francia, Albania, Olanda e Commissione
Ue, con un obiettivo: fare sul serio nella lotta agli scafisti.
E la novità emersa in terra andalusa vede Giorgia Meloni tra i
protagonisti. Il suo messaggio, arrivando in città, è netto: sul
dossier migranti l'Italia "è tutt'altro che isolata in Europa".
In effetti, su questa piattaforma muscolare e molto ambiziosa,
la premier italiana incassa l'appoggio dei partecipanti di un
nuovo format, inaugurato verso mezzogiorno in una saletta del
Palazzo dei Congressi di Granada. Una riunione convocata a
sorpresa dalla premier e dal primo ministro britannico, alla
quale partecipano inizialmente i loro omologhi dei Paesi Bassi,
Mark Rutte, ed Albania, Edi Rama. Poco dopo però si uniscono
anche la presidente della Commissione europea e il presidente
francese Emmanuel Macron. E' chiaro che la presenza, attorno
allo stesso tavolo, dei tre protagonisti del Memorandum con
Tunisi assume un significato molto forte alla luce delle
critiche che l'intesa ha ricevuto da più parti a Bruxelles, in
particolare da Charles Michel e da Olaf Scholz. Mentre l'assenza
degli unici due premier europei socialisti - il padrone di casa
Pedro Sanchez e appunto il cancelliere tedesco - suggerisce
l'idea che sia nato un nucleo duro pronto a promuovere la linea
della fermezza, dentro ma anche fuori dell'Unione. Sono queste
le premesse del bilaterale tra Meloni e lo stesso Scholz, in
programma domani a margine del Consiglio informale, che si
annuncia molto delicato. Chi ha convocato la riunione insiste
che si tratta di un format "aperto" e che nessuno ha parlato del
"modello Ruanda" caro ai conservatori inglesi, cercando di
smorzare le tensioni. Resta però il fatto che nell'agenda della
giornata ci fossero l'Ucraina, l'intelligenza artificiale e
tanti altri temi, ma non il dossier migratorio. Tanto che
secondo alcuni rumor la presidenza spagnola non abbia apprezzato
particolarmente l'iniziativa, che ha comunque già prodotto un
documento in 8 punti, dal maggiore supporto ai Paesi partner,
all'Oim e all'Unhcr per l'assistenza ai migranti nei rimpatri,
fino al sostegno ai Paesi nordafricani per la protezione delle
frontiere e contro gli ingressi. Sempre Meloni, del resto, in
mattinata era stata chiara, definendo l'accordo raggiunto ieri a
Bruxelles solo un primo passo, certamente non risolutivo:
"L'Italia ha dato il suo voto sul Patto di migrazione e asilo
perché sono regole che riteniamo migliori alle precedenti. Ma la
proposta italiana - ha chiarito la presidente del Consiglio -
non è quella di continuare a parlare di come distribuiamo
persone che illegalmente entrano in Europa bensì fermare
l'immigrazione illegale". Quindi ha evitato di alzare i toni
contro il presidente tunisino e la sua scelta di rifiutare i
fondi Ue: "Credo che Saied, con cui ho un buon rapporto, abbia
parlato innanzitutto alla sua opinione pubblica, quello che ha
detto lo comprendo. La Tunisia ha un problema che non è diverso
dal nostro, c'è una immigrazione illegale anche da loro". Una
buona notizia le arriva in serata anche da Roma: il presidente
della Repubblica Sergio Mattarella ha infatti firmato il decreto
legge migranti approvato dal governo il 27 settembre. Ora tocca
al Parlamento. (ANSAmed).
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Meloni e il 'patto a 6' sui migranti: 'Altro che isolati'
La premier blinda l'accordo con Tunisi ma resta lo scontro in Ue