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Paesi Mediterraneo uniti per lotta a crimini ambientali

Da assemblea Napoli invito a potenziare indagini 'orizzontali'

Gennaio Migliore all'assemblea del Pam a Napoli

Redazione Ansa

NAPOLI - I Paesi del Mediterraneo che lavorano sempre più insieme nella lotta alle grandi organizzazioni criminali, partendo dal Protocollo di Palermo e rinforzando la battaglia con la dichiarazione di Napoli, con cui il presidente del Pam (il Parlamento del Mediterraneo in Assemblea) Gennaro Migliore ha chiuso la due giorni che si è svolta a Napoli, con oltre 200 delegati da 48 Paesi che hanno riflettuto per due giorni sulla criminalità nell'area che coinvolge le organizzazioni di diversi Paesi, che spesso fanno cooperazione contro crimini di droga, di tratta di persone, ambientali e informatici.

L'Assemblea si è concentrata oggi in particolare anche sul panel "Crimine che colpisce l'ambiente", condotto da Karim Darwish, presidente emerito del Pam e capo del comitato delle relazioni internazionali del Parlamento dell'Egitto. "La criminalità ambientale - spiega ad ANSAmed Filippo Musca, direttore dell'International Institute of Criminal Justice and Human Rights di Siracusa - è portata avanti in diverse forme crimimali, perpetrate da diverse tipologie di criminali, usata sempre di più in maniera internazionale. Anche per i crimini ambientali possiamo palare di associazioni criminali che si occupano di traffico di rifiuti, traffico di rifiuti elettronici, traffico di specie e in generale pronte a produrre per interessi economici l'inquinamento di terra, aria e mare. La lotta a queste associazioni deve cambiare: la criminalità è orizzontale, ogni associazione fa diversi tipi di reati e anche le indagini devono diventare oggi orizzontali, non concentrarsi singolarmente su ogni settore criminale".

Ovviamente proprio dalla due giorni di Napoli si spinge per una sempre maggiore collaborazione tra le attività inquirenti: "Le indagini - spiega Musca - non possono essere solo a livello nazionale, la sabbia su cui cammino io a Siracusa è stata portata dal vento dalla Tunisia. Ci vuole quindi una collaborazione tra i Paesi ma anche tra le Regioni. Per farlo bisogna però riflettere sul fatto che molti Paesi hanno strumenti per combattere i reati ambientali in modo diversi, serve quindi una armonizzazione della legislazione. Un altro problema da affrontare insieme è l'ampiezza della pena per un crimine ambientale che spesso è correlato a corruzione e truffe". Ma il tempo coinvolge sempre di più i diversi Paesi in indagini comuni: "C'è chi sversa i rifiuti in mare ma ci sono anche indagini delle magistrature di tutti i Paesi dell'area mediterranea sia a livello nazionale che in collaborazione che sta aumentando".

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