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Chiese, discriminazioni Israele ingresso pellegrini a Natale

Ministero Esteri, accuse 'oltraggiose e false'

Il Custode di Terra Santa padre Francesco Patton (c) alla processione per la Festa di Santa Caterina a Betleem

Redazione Ansa

TEL AVIV - Le Chiese cristiane si aspettano dal governo israeliano che non faccia discriminazioni nelle sue restrizioni sanitarie all'ingresso di stranieri, che di fatto stanno bloccando la possibilità per i pellegrini cristiani di celebrare il Natale in Israele. Lo ha ribadito oggi il portavoce delle Chiese cristiane Wadie Abunassar, riprendendo la denuncia dei giorni scorsi del Custode di Terra Santa padre Francesco Patton. Abunassar si riferiva al permesso concesso adesso ad una organizzazione ebraica statunitense di organizzare visite in Israele per i propri gruppi, e ha denunciato quella che ha definito una politica "discriminatoria".

"Discriminazioni razziste sono inaccettabili", ha scritto su Facebook. "Chiedo alle autorità israeliane che trattino in maniera eguale tutti quanti vogliano visitare il Paese, senza discriminazioni a sfondo religioso". In precedenza padre Patton aveva denunciato il divieto di ingresso in Israele per gli stranieri, fissato allora fino al 22 dicembre e ora esteso al 29 dicembre. "Ciò comporta tagliare fuori dal Paese tutti i pellegrini cattolici nel mondo. Di fatto - aveva affermato - si blocca la possibilità di fare Natale in Terra Santa per i cattolici".

Israele "respinge e condanna le accuse di discriminazione religiosa in merito alla concessione dei permessi di ingresso nel Paese". Così il portavoce del Ministero degli Esteri israeliano Lior Hayat ha risposto alle denunce delle Chiese cristiane e le ha definite "oltraggiose, false e pericolose".

"Ci aspettiamo che i leader religiosi - ha continuato il portavoce degli esteri israeliano - non promuovano discorsi infondati, di odio e di istigazione che servono solo ad aggiungere benzina al fuoco dell'antisemitismo e possono portare alla violenza con danni a persone innocenti".

Dopo aver ricordato che l'arrivo della variante Omicron ha portato ad un cambiamento delle regole di ingresso in Israele, "come hanno fatto molti altri Paesi", Hayat ha sottolineato che il governo ha istituito un 'Comitato per le eccezioni' "che si occupa ogni giorno di centinaia di richieste e che le esamina senza pregiudizi o discriminazioni di razza o religione".

Nei giorni scorsi, ha proseguito Hayat, questo comitato "ha rilasciato numerosi permessi, sia ad ebrei sia a cristiani. Alcune delle richieste approvate erano quelle che provenivano dalle autorità ecclesiastiche in Israele, compresi permessi per l'ingresso di sacerdoti nel Paese per le imminenti festività cristiane".

Israele - ha quindi sottolineato il portavoce degli esteri - "ha una politica delle 'porte aperte' che consente ai leader della Chiesa di discutere con i funzionari e con le autorità competenti del governo una serie di questioni, compresi i preparativi per il Natale".

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