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Analista militare turco accusato di spionaggio per l'Italia

Arrestato, nega accuse: 'Studi basati su informazioni pubbliche'

L'analista militare turco Metin Gurcan

Redazione Ansa

ISTANBUL - L'analista militare turco Metin Gurcan, arrestato la scorsa settimana dalla polizia nella sua abitazione a Istanbul, è accusato dai magistrati locali di "spionaggio politico e militare" per alcune analisi strategiche fornite a diplomatici italiani e spagnoli ad Ankara. Lo riferiscono media locali, citando la testimonianza ai giudici di Gurcan, che avrebbe confermato di aver redatto studi per ambasciate straniere in cambio di denaro ma sempre sulla base di informazioni note al pubblico, senza quindi rivelare segreti militari.

Secondo la testimonianza davanti ai giudici, pubblicata dal portale turco Halk Tv, Gurcan avrebbe ricevuto un compenso in euro tra il 2020 e il 2021 in cambio di analisi riguardo alla situazione in Iran, Iraq, Libia, Siria, Afghanistan e Mediterraneo orientale destinate a diplomatici spagnoli e italiani ad Ankara. Stando ad Halk Tv, il 30 novembre 2020 Gurcan avrebbe incontrato un diplomatico spagnolo in un hotel della capitale turca e gli avrebbe consegnato una busta prendendola da sotto il cappotto.

Sarebbero invece tre, secondo quanto riferisce la stessa fonte, gli incontri tra Gurcan e un diplomatico italiano, avvenuti tra gennaio e febbraio di quest'anno in un'auto nel parcheggio di un centro commerciale di Ankara. I testi consegnati da Gurcan sarebbero stati venduti per una cifra tra i 400 e 500 euro ciascuno. Dopo essere stato prelevato a casa dalle forze dell'ordine la sorsa settimana, il suo arresto era stato confermato ieri con l'accusa di "spionaggio politico e militare".

Analista militare per l'esercito turco tra il 2002 e il 2008, Gurcan è noto per i suoi approfondimenti pubblicati su vari media turchi e internazionali, come Al Monitor. È inoltre tra i membri fondatori del partito di opposizione Deva ("Rimedio" in turco) guidato da Ali Babacan, influente ex ministro in vari governi guidati da Erdogan ma fuoriuscito dall'Akp del capo dello Stato turco nel 2019.

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