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Kosovo, dieci anni di dialogo, accordo ancora lontano

Dacic,nessun progresso se non si attuano le intese finora raggiunte

Serbi del Nord del Kosovo protestano contro gli accordi raggiunti a Bruxelles a Mitrovica

Redazione Ansa

BELGRADO - A dieci anni dall'avvio del dialogo fra Belgrado e Pristina un accordo sul Kosovo appare ancora lontano. La Serbia resta ferma nella sua posizione per la quale non vi può essere progresso nel dialogo con Pristina fino a quando non saranno stati attuati gli impegni assunti con gli accordi definiti finora a Bruxelles nel negoziato facilitato dalla Ue. Lo ha detto il presidente del Parlamento serbo Ivica Dacic, sottolineando come la prima e più rilevante intesa da attuare è la creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, un punto questo che Pristina si rifiuta categoricamente di mettere in pratica ritenendolo contrario alla propria costituzione.

In dichiarazioni diffuse oggi dai media nel decimo anniversario dell'inizio ufficiale del dialogo tra Belgrado e Pristina, Dacic - che negli anni scorsi nella sua veste di capo del governo ha partecipato in prima persona al dialogo sul Kosovo - ha ricordato come la posizione di Belgrado sia stata a più riprese ribadita alle istanze europee, da ultimo nell'incontro che il presidente Aleksandar Vucic ha avuto nei giorni scorsi a Belgrado con l'inviato speciale Ue Miroslav Lajcak. Dacic ha al tempo stesso criticato l'Unione europea per il doppio standard palesato a suo avviso sul tema elettorale.

Mentre la Ue e l'Europarlamento si preoccupano di mediare nel dialogo interno governo-opposizione in Serbia su stato di diritto, democrazia e legge elettorale, in Kosovo, ha osservato, nelle recenti elezioni per la prima volta non sono stati inviati osservatori internazionali né dell'Osce. "Il Kosovo è forse ritenuto l'ideale della democrazia? Perchè per il Kosovo non si parla di dialogo interno fra le varie forze politiche? Perché vi sono doppi standard?", si è chiesto Dacic.

Il dialogo fra Belgrado e Pristina cominciò esattamente dieci anni fa, l'8 marzo 2011, con il primo incontro a Bruxelles fra le rispettive delegazioni. In una prima fase a livello tecnico e di esperti, il negoziato fu elevato successivamente a livello politico, con la partecipazione dei rispettivi premier e poi presidenti. E nel ruolo di mediatore fu designato l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, inizialmente la britannica Catherine Ashton, poi l'italiana Federica Mogherini e da ultimo lo spagnolo Josep Borrell. Alla fine del 2018, dopo l'imposizione da parte di Pristina di dazi doganali maggiorati del 100% sulle merci serbe, il dialogo si interruppe restando congelato per oltre 20 mesi. Il negoziato riprese nel luglio 2020, anche per le pressioni internazionali su Pristina per l'abolizione dei dazi. Poco prima Bruxelles aveva nominato lo slovacco Miroslav Lajcak inviato speciale per il dialogo sul Kosovo, che ha effettuato una nuova missione a Belgrado e Pristina la scorsa settimana.

Per la ripresa del negoziato si aspetta la formazione del nuovo governo in Kosovo, e Vucic ha detto di ritenere che il dialogo potrebbe proseguire a partire da maggio. Un accordo sulla normalizzazione dei rapporti resta ancora lontano, con Belgrado che chiede una soluzione di compromesso per la quale entrambe le parti rinunciano a qualcosa, mentre Pristina è ferma nell'esigere il sì della Serbia alla propria indipendenza con il mutuo riconoscimento.

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