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Comitato Onu, responsabilità Italia in naufragio 2013

Accolto ricorso, 'non ha risposto prontamente a richiesta soccorso'

Redazione Ansa

GINEVRA - "L'Italia ha fallito, avrebbe dovuto tutelare il diritto alla vita di oltre 200 migranti, tra cui 60 bambini, che erano a bordo di un'imbarcazione salpata dalla Libia e affondata nel Mediterraneo nell'ottobre del 2013". Lo sostiene il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, che risponde così ad un ricorso sulla strage di Lampedusa di oltre sette anni fa.

Secondo la decisione pubblicata oggi, il Comitato per i diritti umani ritiene che l'Italia "non abbia risposto prontamente a varie chiamate di soccorso" giunte dalla barca partita nella notte del 10-11 ottobre 2013 dal porto libico di Zuwarah con a bordo oltre 400 adulti e bambini. In particolare - sottolinea il comunicato - l'Italia ha omesso di spiegare il ritardo nell'invio della sua nave della marina, ITS Libra, che si trovava a solo un'ora circa dalla scena del dramma".

"È un caso complesso. L'incidente è avvenuto nelle acque internazionali, all'interno della zona di ricerca e soccorso maltese, ma il luogo era effettivamente più vicino all'Italia e ad una delle sue navi militari. Se le autorità italiane avessero diretto immediatamente la loro nave e le barche della guardia costiera dopo le chiamate di soccorso, il salvataggio avrebbe raggiunto la nave al più tardi due ore prima che affondasse", ha detto il membro del comitato Hélène Tigroudja, citata nel comunicato.

"Gli Stati interessati - ha aggiunto Tigroudja - sono tenuti, in base al diritto internazionale del mare, a prendere provvedimenti per proteggere la vita di tutti gli individui che si trovano in una situazione di pericolo in mare. Anche se la nave che stava affondando non si trovava nella zona di ricerca e soccorso italiana, le autorità italiane avevano il dovere di appoggiare la missione di ricerca e soccorso per salvare le vite dei migranti. L'azione ritardata dell'Italia ha avuto un impatto diretto sulla perdita di centinaia di vite ".

La decisione del Comitato giunge in risposta a una denuncia congiunta presentata da tre siriani e un cittadino palestinese, sopravvissuti al naufragio ma che hanno perso membri delle loro famiglie nella tragedia. A bordo dell'imbarcazione affondata molte persone erano in fuga dalla Siria. Il peschereccio ha cominciato a imbarcare acqua poche ore dopo la sua partenza ed è stato colpito da una barca battente bandiera berbera in acque internazionali, 113 km a sud dell'isola italiana di Lampedusa e 218 km a sud di Malta, precisa il comunicato.
Dall'imbarcazione in pericolo, ricostruisce l'Onu, una persona ha chiamato a più riprese il numero italiano per le emergenze in mare, ma non vi è stato salvataggio. Poi i migranti hanno fatto diverse telefonate al Centro di soccorso di Malta. Quando una motovedetta maltese è arrivata sulla scena, la nave si era già capovolta. Dopo una richiesta urgente di Malta, l'Italia ha infine ordinato alla sua nave della marina militare ITS Libra, che era nelle vicinanze, di andare in soccorso.

"A causa del ritardo" oltre 200 persone sono annegate. Alcuni migranti sopravvissuti hanno portato le autorità italiane davanti a vari tribunali e al Comitato poiché l'Italia non ha adottato misure appropriate per salvare i loro parenti, e quindi ha violato il loro diritto alla vita. Un reclamo parallelo presentato contro Malta è stato respinto dal Comitato poiché i querelanti non hanno avviato procedimenti legali davanti ai tribunali di Malta, uno dei requisiti per presentare un caso al Comitato.

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