(ANSAmed) - IL CAIRO, 26 GEN - Piazza Tahrir trafficata come
al solito; il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi che, come
ogni anno, onora la polizia e non la rivoluzione; i siti di
opposizione che denunciano l'arresto di un caricaturista: il
decimo anniversario dell'inizio della primavera araba egiziana
che portò alla caduta del presidente-autocrate Hosni Mubarak è
passato nella calma di una consolidata repressione poliziesca
del dissenso. Ma in vari punti del Paese, nonostante recenti
arresti, ribolle visibilmente la rabbia di operai di imprese
pubbliche immolati sull'altare delle liberalizzazioni.
Una collera fatta di paura per la pochezza degli indennizzi
di disoccupazione ed esacerbata dal ricordo che furono proprio
gli operai, con i loro scioperi e manifestazioni, a indebolire
il regime del rais agevolando le spallate popolari venute da
Piazza Tahrir.
E' il caso dell' "Impresa fertilizzanti del Delta", nel
governatorato di Daqahliyya, i cui dipendenti sono in agitazione
dal 2 dicembre contro la decisione del governo di chiudere
l'impianto che dà lavoro a 2.500 persone.
L'impresa sul delta del Nilo accumula perdite a causa della
liberalizzazione del prezzo del gas e altre componenti del ciclo
produttivo, ha ricordato all'ANSA il capo del sindacato
aziendale, Mohamed Ghali. La "Fertilizzanti Delta" fino al 2017
vendeva al ministero dell'Agricoltura al di sotto dei prezzi di
mercato e un mancato rinnovamento dei macchinari "ha causato la
caduta della produzione", ha ricordato il sindacalista
lamentando che la prospettiva è ora quella di usare i terreni
dell'impianto per progetti immobiliari. Uno spostamento verso
Suez di parte degli impianti assicurerà lavoro solo a 500
tecnici.
Il 21 dicembre gli operai manifestarono portando sulle spalle
bare. Su uno dei loro cartelli si è letto: "presidente,
possibile che lasci i tuoi figli per strada?" Con l'accusa di
sit-in non-autorizzato, istigazione alla protesta e ostacolo
alla produzione, a inizio mese sono stati arrestati per 17
giorni nove operai, di cui quattro sindacalisti.
"Tra il 2006 e il 2010 furono organizzati dagli operai più di
3.000 sit-in e scioperi", ha ricordato inoltre sempre all'ANSA
il presidente del Centro servizi sindacali e operai (Ctuws),
Kamal Abbas: quei raduni "furono il nucleo della cultura della
contestazione degli egiziani che portò alle dimissioni di
Mubarak nel 2011", ha sostenuto il sindacalista.
In una lettera inviata questo mese al parlamento, Kamal ha
ricordato che "in un anno" ha chiuso un cementificio e un
impianto per la produzione di gomma e il governo sta cercando di
liquidare - oltre alla Delta - anche una fabbrica tessile:
l'obbiettivo è sempre quello di vendere i siti a società
immobiliari. In agitazione, dall'11 gennaio, sono anche i 7.500
metallurgici della "Iron and steel Co".
Pare improbabile che il malcontento operaio possa scuotere
seriamente un'amministrazione che fa leva sulle forze
dell'ordine per reprimere qualsiasi opposizione, dal terrorismo
islamico ai cartoni animati. Proprio domenica è stato rinnovato
per gli ennesimi tre mesi lo stato di emergenza in vigore quasi
senza interruzione da decenni. E nell'anniversario della
rivoluzione Sisi, come sempre, ha partecipato alle cerimonie per
la festa della Polizia che ricorre proprio il 25 gennaio.
(ANSAmed).
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'Abbattemmo Mubarak ma ora Sisi ci licenzia'
Egitto, la rabbia degli operai nel decennale della Rivoluzione