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Patriarca ortodosso, Santa Sofia non diventi moschea

Appello alla vigilia della decisione del Consiglio di Stato turco

Il patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo

Redazione Ansa

ISTANBUL - "La conversione di Santa Sofia in moschea deluderebbe milioni di cristiani nel mondo" e "consideriamo dannoso che nel XXI secolo diventi una causa di confronto e conflitto". Lo ha detto il patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo, lanciando un appello in vista della decisione domani del Consiglio di Stato turco sulla richiesta di modifica dello status del monumento simbolo di Istanbul, che dal 1935 è un museo. "Spero che alla fine prevalga la ragione", ha aggiunto il patriarca, avvertendo del rischio di uno scontro tra il mondo cristiano e l'islam.

Basilica cristiana per quasi un millennio, Santa Sofia venne trasformata in luogo di culto islamico dal sultano Mehmet II dopo la conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453. La nuova riconversione in moschea è sostenuta dal presidente Recep Tayyip Erdogan, che già lo scorso anno aveva promesso di intervenire in questo senso alla vigilia delle elezioni amministrative del 31 marzo. Fortemente contraria alla trasformazione è invece la Grecia, che denuncia una potenziale violazione della convenzione dell'Unesco, che l'ha riconosciuta come Patrimonio dell'umanità.

Secondo il patriarca di Costantinopoli, il via libera alla trasformazione in moschea di "Santa Sofia, che per la sua sacralità è un centro vitale in cui Oriente e Occidente si incontrano, dividerebbe questi due mondi, ancor più in un momento in cui l'umanità, afflitta e sofferente per la pandemia mortale del nuovo coronavirus, ha bisogno di unità e di un orientamento comune". Per Bartolomeo, invece "come museo, Santa Sofia può funzionare come luogo e simbolo di incontro, dialogo e coesistenza pacifica dei popoli e delle culture, comprensione reciproca e solidarietà tra la Cristianità e l'Islam".

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