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Coronavirus: ong, Turchia liberi anche i dissidenti malati

La maxi-amnistia per 90 mila detenuti è giunta in Parlamento

Tra i dissidenti in prigione in Turchia l'ex leader curdo Selahattin Demirtas, che soffre di problemi cardiaci

Redazione Ansa

ISTANBUL - Il progetto di legge della maggioranza di governo in Turchia per una maxi-amnistia mirata a ridurre i rischi di diffusione del coronavirus nelle carceri, che porterebbe alla liberazione di 90 mila detenuti, circa un terzo del totale, "va nella giusta direzione, ma soffre dell'esclusione in blocco di migliaia di detenuti condannati per terrorismo, tra cui persone in pericolo di vita di fronte al virus". Lo dichiara il responsabile di Human Rights Watch per l'Europa e l'Asia, Hugh Williamson, invitando Ankara a non escludere dissidenti politici e giornalisti, spesso condannati con controverse accuse di "terrorismo". Tra questi, sottolinea l'ong, c'è l'ex leader curdo Selahattin Demirtas, che soffre di problemi cardiaci e aveva già avuto problemi di salute nei mesi scorsi.

Il testo dell'amnistia, presentato dall'Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan e dai suoi alleati nazionalisti del Mhp, è giunto oggi alla commissione costituzionale del Parlamento turco, dove verrà discusso prima di giungere in aula la prossima settimana per il voto finale. Al momento sono esclusi i condannati per reati di terrorismo, droga, violenze su donne e minori, abusi sessuali e omicidio premeditato. Le opposizioni sostengono l'iniziativa ma chiedono di includere oppositori politici, intellettuali e giornalisti detenuti, tra cui lo scrittore Ahmet Altan e il filantropo e attivista Osman Kavala.

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