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Libia: Salamé, spero processo Berlino abbia successo

Per inviato Onu c'è un margine per accordo su fine conflitto

L'inviato speciale Onu in Libia Salamé

Redazione Ansa

TUNISI - "Sono stato attivamente impegnato con gli Stati membri su base bilaterale. Sono stato particolarmente grato per la visita in Libia del ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas per informare il premier Fayez Al Sarraj sul processo di Berlino il 27 ottobre". Sono le parole pronunciate dall'inviato speciale Onu in Libia nel suo briefing di ieri al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione in Libia. "La scorsa settimana ho viaggiato al Cairo per incontri molto positivi con il ministro degli Esteri egiziano Shoukry e altri funzionari di alto livello. L'unità e l'accordo internazionale sono essenziali per fermare la violenza e perseguire la risoluzione della crisi attraverso il dialogo politico. Spero vivamente che il processo di Berlino si concluda con successo. Vorrei sottolineare ancora una volta che l'approvazione del comunicato di Berlino non significa la fine del processo, ma piuttosto l'inizio della parte più importante del nostro viaggio per riportare la Libia sulla strada della pace e della stabilità", ha affermato Salamé.

"A sostegno del processo di Berlino, mi sono impegnato a fondo con il Primo ministro Sarraj e i comandanti delle forze del Governo di Accordo Nazionale e ho anche incontrato il generale Haftar e i politici che lo sostengono. C'è un margine per un accordo sulla fine del conflitto e le basi per tornare al processo politico. L'Unsmil si è anche impegnata in un ampio raggio d'azione nei collegi elettorali libici, anche nella diaspora. Questi incontri hanno coinvolto comandanti di unità impegnate nella lotta, i loro rappresentanti civili e circoscrizioni politiche di tutto il paese. La rabbia e la frustrazione per il conflitto e il forte desiderio che finisse sono emersi chiaramente da queste discussioni. Sono lieto di riferire che gli sforzi continuano a sostenere il processo politico". "Più di 200 civili sono stati uccisi e oltre 128.000 persone sono fuggite dalle loro case da quando il conflitto è iniziato il 4 aprile. Più di 135.000 civili rimangono nelle aree in prima linea e altre 270.000 vivono in aree direttamente colpite dal conflitto. Dall'inizio del 2019, la violenza in Libia ha avuto un impatto devastante sull'assistenza sanitaria nel paese con 60 attacchi contro strutture sanitarie, personale medico e ambulanze registrati", ha ricordato Salamé.

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