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Intesa Malta fatica a decollare in Ue, esplode caso Est

Lamorgese punta a chiudere a dicembre

Redazione Ansa

(dell'inviata Patrizia Antonini)

LUSSEMBURGO - L'accordo di Malta tra i partner dell'Ue fatica a decollare, appesantito dall'esplodere del caso della rotta balcanica, che ora preoccupa con dati di arrivi record in Grecia e a Cipro, indicatori di una possibile "nuova crisi" migratoria. La discussione sul Mediterraneo centrale però continuerà nei prossimi giorni - una riunione a livello tecnico è già prevista per venerdì, a Bruxelles - e la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, punta a chiudere sul coinvolgimento del maggior numero di Paesi possibile per novembre-dicembre, anche se ha spiegato: "c'è già" in qualche modo "l'attuazione dell'intesa" perché "i migranti" sbarcati dalle navi delle ong vengono ripartiti".
Intanto il presidente Sergio Mattarella che durante la sua visita in Danimarca - Paese non favorevole alla ridistribuzione - ha misurato di persona la distanza sul dossier, ha ammonito: "Quello dei migranti è un problema che bisogna governare. Non si può far finta di rimuoverlo".
D'altra parte sulle adesioni degli Stati - a differenza della ministro francese degli Affari europei Amelie de Montchalin, che parla di un gruppo ora allargato a dieci - il capo del Viminale ha preferito non sbilanciarsi. Oggi "non do numeri", ha affermato. "Quelli che hanno detto di sì sono quei tre o quattro Stati che avevano già dato la loro disponibilità, tipo Lussemburgo, e Irlanda. Ma bisogna lavorare perché l'accordo abbia una valenza più ampia", ha insistito. Il collega Jean Asselborn ha confermato la partecipazione, sottolineando l'aspetto politico della vicenda: "Sono contento del cambiamento in Italia, questo è molto positivo, e non si può lasciare l'Italia esposta".
Anche il tedesco Horst Seehofer su nuovi coinvolgimenti si è mantenuto vago, ha parlato di "cinque-sei Paesi che hanno dimostrato simpatia per il piano, ma aspettano di conoscere più dettagli, tra questi Romania, Croazia, Estonia, Portogallo". E il bavarese, finito sotto attacco della leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer preoccupata per un possibile pull factor, ha avvertito che nel caso vi fosse ad "un servizio taxi tra l'Italia e la Libia", la Germania è pronta ad uscire.
Un'affermazione nata anche dalle preoccupazioni manifestate da più Stati membri al dibattito.
Ma se l'Italia ha numeri di arrivi molto bassi, e una questione soprattutto politica, la Grecia, con 11.500 nel solo mese di settembre ha fatto registrare un dato record dall'entrata in vigore dell'accordo Ue-Turchia. A riprova dell'emergenza anche le statistiche diffuse dall'Agenzia europea di sostegno all'Asilo (Easo). Cipro con quasi 9000 richieste; Malta con poco meno di 4mila; e la Grecia con oltre 3mila figurano in testa alla classifica dell'Unione per prime domande d'asilo, per milione di abitanti, tra gennaio e luglio, mentre l'Italia è al 16mo posto, con solo alcune centinaia. Punto sottolineato da più di un ministro alla riunione, dove non sono mancate posizioni nettamente contrarie, come quelle dei quattro Paesi Visegrad.
Per tornare a frenare i flussi la Turchia chiede un miliardo di euro per il 2020. Un punto che sarà trattato anche al summit dei leader della prossima settimana. Ma a questo si aggiunge anche lo scenario preoccupante di una possibile operazione militare di Ankara contro le milizie curde nel nord-est della Siria, con una potenziale ondata di migliaia di nuovi profughi pronti a bussare alle porte dell'Unione, mettendo di nuovo repentaglio quel che resta dell'area Schengen. 

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