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Tunisia, tutto pronto per le elezioni presidenziali

Candidato Karoui, 'sono un prigioniero politico'

Redazione Ansa

TUNISI - Domenica quasi 8 milioni di tunisini sono chiamati alle urne per eleggere a suffragio universale diretto il proprio presidente della Repubblica. Si tratta della seconda volta nella storia della giovane democrazia tunisina, unico esperimento riuscito tra i paesi attraversati dalla 'primavera araba' e importante test che, insieme alle elezioni legislative del prossimo 6 ottobre, ridisegnerà gli assetti politici del Paese nordafricano dei prossimi anni. Ventisei i candidati in corsa per la massima carica dello Stato (due donne), ma solo una manciata quelli con serie possibilità di arrivare al secondo turno, dato quasi per scontato. Le incognite di questo voto sono molte, il 30% circa degli aventi diritto è ancora indeciso, e secondo i sondaggi, si prevede un alto tasso di astensionismo, specie tra i giovani.

I problemi da risolvere sono gli stessi di sempre per un Paese che si trova in una regione che sta vivendo momenti difficili (vedi Algeria e Libia): bassa crescita economica, alto tasso di disoccupazione, terrorismo, corruzione ed evasione fiscale, crisi libica. Scomparsa dal panorama politico tunisino l'eccessiva polarizzazione tra campo islamista e progressista, la novità di questa tornata elettorale è stata la comparsa di movimenti populisti unita alla quasi scomparsa della sinistra e dei progressisti. Con la particolarità del tutto unica che a passare al secondo turno possa essere un candidato a tutt'oggi ancora in custodia cautelare preventiva, il magnate Nabil Karoui in carcere dal 23 agosto scorso per riciclaggio ed evasione fiscale.

Tunisia: candidato Karoui, 'sono prigioniero politico'

Il magnate Nabil Karoui, in un'intervista rilasciata tramite il suo difensore al quotidiano on line Acharaâ El Magharebi, afferma di considerarsi come un "prigioniero politico". Il candidato dato per favorito dai sondaggi alle elezioni presidenziali, in carcere dal 23 agosto scorso per riciclaggio ed evasione fiscale e da ieri in sciopero della fame, racconta di aver seguito la campagna presidenziale dal carcere attraverso la televisione di stato e le informazioni passategli dagli avvocati, precisando di non aver avuto accesso ai giornali.

Nell'intervista Karoui ribadisce le sue ragioni e il diritto di ogni candidato ad esprimere le proprie opinioni e difendere i propri diritti come prevede la legge. Il magnate parla anche della sua incarcerazione, affermando che si aspettava di venire arrestato ma non in un modo "così brutale". "Sono stato fermato a una stazione di pedaggio autostradale e accompagnato verso un'auto sconosciuta da alcuni agenti in borghese che mi hanno aggredito fisicamente e verbalmente, rifiutando di qualificarsi e indicare i motivi del mio rapimento. Hanno preso il mio telefono cellulare, poi sono stato portato al carcere di Mornaguia dove sono stato informato del mandato di arresto nei miei confronti", racconta Karoui, che accusa direttamente la coalizione al potere Tahya-Tounes-Ennahdha del suo arresto.

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