(ANSAmed) - NEW YORK, 21 MAG - "Non sono una Cassandra, ma le violenze alla periferia di Tripoli sono solo l'inizio di una lunga e sanguinosa guerra sulle coste meridionali del Mediterraneo, che metteranno a repentaglio la sicurezza dei Paesi vicini alla Libia e della più vasta regione del Mediterraneo": lo ha detto l'inviato speciale dell'Onu in Libia, Ghassan Salamè, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza.
"Non c'è una soluzione militare in Libia, e non è un cliché ma un dato di fatto", ha aggiunto, sottolineando che "alcune nazioni stanno alimentando questo sanguinoso conflitto e l'Onu deve porvi fine". L'inviato speciale dell'Onu si è poi detto "inorridito dall'apparente disprezzo per la dovuta protezione del personale impegnato in compiti medici vitali" e ha ricordato che gli attacchi contro gli operatori sanitari costituiscono una grave violazione del diritto internazionale umanitario.
"Siamo anche profondamente preoccupati per il forte aumento di rapimenti, sparizioni e arresti arbitrari dall'inizio del conflitto in corso - ha aggiunto Salamè -. Almeno sette funzionari e dipendenti sono stati arbitrariamente detenuti o rapiti nella Libia orientale e occidentale. Il destino di questi individui rimane sconosciuto".
"Dobbiamo dimostrare a coloro che commettono violazioni che l'impunità non prevarrà - ha concluso -. Mentre il conflitto prosegue, il tessuto sociale del Paese si sta sgretolando a un ritmo allarmante. I social media sono stati usati come un'arma per diffondere fake news ed espressioni di odio che dividono profondamente la popolazione". (ANSA)
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