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Tunisi, inizia settimana del vertice della Lega Araba

Ritorno Siria in Lega e questione palestinese in agenda

Redazione Ansa

TUNISI - Tunisi si appresta a vivere questa settimana uno degli appuntamenti più attesi del 2019, che ne faranno la capitale araba per eccellenza. Inizia infatti a partire da domani una serie di riunioni ad alto livello che culmineranno domenica 31 marzo con la tenuta del 30mo vertice dei paesi della Lega Araba. 21 i paesi che hanno finora annunciato la loro partecipazione,con 6000 delegati in tutto.

All'ordine del giorno le grandi sfide della regione, ovvero il ritorno della Siria nella Lega Araba, il terrorismo internazionale, la questione palestinese, la crisi libica ed il conflitto nello Yemen. Dossier complicati che implicano diverse posizioni geostrategiche, crisi economiche, tensioni sociali per una regione araba che conta globalmente circa 400 milioni di abitanti. L'importanza di questo summit si misurerà anche dal numero di capi di Stato e sovrani che assicureranno la loro presenza a Tunisi. Tra i primi ad annunciare la loro presenza il Re dell'Arabia Saudita, Salman bin Abd al-Azīz Āl Saoud, e il principe ereditario del Qatar. Tra gli assenti: il Re del Marocco Mohamed VI e il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika. Tutte le istituzioni tunisine sono al lavoro in questi giorni per assicurare le condizioni migliori allo svolgimento del vertice. La sua tenuta in Tunisia, Paese che ha saputo trasformare la sua rivoluzione in esperienza democratica, potrebbe rappresentare il segnale di un nuovo approccio di ispirazione confederale e di rottura con un passato spesso caratterizzato da divisioni ideologiche, in direzione di una cooperazione pragmatica e pacifica. La riuscita in termini politici di questo vertice nella pratica sarà inevitabilmente legata all'attitudine dei dirigenti arabi di riuscire ad intendersi sulle importanti questioni strategiche, nel caso, a fare qualche concessione e a dare risposte adeguate alle attese dei loro popoli. Il summit capita infatti in uno dei periodi più difficili per dirigenti e popolazione sul piano della sicurezza, economico e sociale. La maggior parte dei paesi presenta un calo della crescita, un forte indebitamento, nel caso dell'Algeria, imponenti manifestazioni e nel caso del Sudan violenti sollevamenti popolari. Un malessere generalizzato, secondo l'esperto economico tunisino, ex ministro delle Finanze, Hakim Ben Hammouda, dovuto al fatto che "i popoli arabi si sentono frustrati a causa del fallimento dei regimi arabi che non sono riusciti a rafforzare il livello della loro cooperazione reciproca". L'esperto imputa il basso livello di cooperazione economica all'incapacità dei sistemi arabi post indipendenza ad instaurare uno sviluppo inclusivo, a creare una crescita costante, a diversificare le loro strutture economiche e mantenere gli equilibri finanziari. In cifre ciò si traduce in una crescite media dell'intera regione del 2,2% nel 2018 con una media di indebitamento del 75% e una disoccupazione al 30%, contro una media mondiale del 13%. Nonostante tutti questi dati, lo scarto tra i discorsi ufficiali e la loro concretizzazione sul campo, l'opinione pubblica araba continua a sperare in un nuovo slancio nelle relazioni interarabe, che magari riparta proprio da Tunisi.

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