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Torra, 'Così Madrid processa 2,3 milioni di catalani'

'Avanti sull'indipendenza, Sanchez accetti il referendum'

Redazione Ansa

(di Monica Uriel) (ANSAmed) - MADRID, 12 FEB - Nel processo che si apre oggi agli indipendentisti catalani "non saranno giudicati solo i 12 leader politici ma i 2,3 milioni di cittadini che andarono a votare" nel referendum, dichiarato illegale da Madrid, del 2017.

A denunciarlo è il presidente del governo indipendentista catalano Quim Torra, che in un'intervista a cinque testate europee, tra cui l'ANSA, chiede al premier Pedro Sanchez di avere "coraggio" e di accettare che si celebri un referendum sulla secessione della Catalogna. "Perché gli scozzesi hanno potuto decidere il loro futuro e i catalani non possono? Perché tutta la pressione è sugli indipendentisti e non su Madrid per trovare una soluzione democratica? Noi catalani - insiste Torra - dobbiamo rassegnarci al veto della Spagna al nostro diritto legittimo all'autodeterminazione?".

La soluzione al problema, spiega il presidente catalano, "dovrebbe essere politica e va messa al voto" poiché "l'80 per cento dei catalani è favorevole al referendum, e oltre il 50% vuole l'indipendenza". Per questo Torra chiede ancora una volta al socialista Sanchez, che rifiuta il referendum come il suo predecessore popolare Mariano Rajoy, "di avere coraggio. Nel XXI secolo dovrebbe lasciare alla gente il diritto di votare.

Perché il reato non è votare: il reato è essere picchiato quando vai a votare", denuncia in riferimento al referendum del primo ottobre 2017 nel quale un migliaio di persone furono ferite, secondo il governo catalano, dai poliziotti inviati dal governo Rajoy.

Per l'organizzazione di quel referendum, dichiarato illegale dalla magistratura spagnola, e per la dichiarazione unilaterale di indipendenza proclamata dall'allora presidente catalano Carles Puigdemont il 27 ottobre 2017, i 12 leader politici, tra cui l'ex vicepresidente Oriol Junqueras, sono da oggi alla sbarra alla Corte Suprema a Madrid, accusati dei reati di ribellione (che prevede fino a 30 anni di carcere), sedizione e malversazione. Nel processo "si sta giudicando la democrazia e il diritto al voto", aggiunge Torra, che ovviamente spera nell'assoluzione. Ma se non ci fosse, avverte, "ho preso comunque l'impegno di andare in parlamento per proporre una risposta democratica basata sul diritto all'autodeterminazione". Nel frattempo Torra, successore di Puigdemont, rifugiatosi in Belgio, assicura che "il processo di indipendenza della Catalogna va avanti: la repubblica è stata proclamata e anche se non è diventata effettiva è lì. C'è una dichiarazione di indipendenza. Il mio compromesso in questa legislatura è di andare verso la costituzione" di una Repubblica catalana.(ANSAmed).

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