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'Le donne agenti del cambio nei Paesi del Mediterraneo'

Laurence Paris vicesegretaria UpM parla della Conferenza Lisbona

Redazione Ansa

(di Paola Del Vecchio) (ANSAmed) - MADRID, 5 OTT - "Pur nelle disparità di condizioni dei paesi della regione mediterranea, sul versante legislativo sono stati fatti importanti passi avanti per l'uguaglianza dei diritti delle donne, universali e sanciti in leggi e convenzioni internazionali. Ma la sfida principale resta la loro esecuzione, perché è anche responsabilità degli uomini implementare e realizzare le decisioni di parlamenti e governi".

Alla vigilia della quarta conferenza sull'empowerment delle donne, organizzata dall'Unione per il Mediterraneo insieme alla Repubblica Portoghese dal 9 all'11 ottobre nella capitale lusitana, Laurence Paris, vicesegretaria generale di affari sociali e civili della UpM, anticipa ad ANSAmed, i temi del dibattito ad alto livello, che vedrà a confronto 300 partecipanti fra ministri, policy makers, organizzazioni internazionali ed esponenti della società civile dei 43 paesi del partenariato euromediterraneo. "Il focus della conferenza di Lisbona -spiega - è adeguare i diritti universali nelle aree culturali e sociali in tutti i paesi mediterranei e migliorare la partecipazione economica, sociale e civica delle donne, come principale strumento di sviluppo umano, per creare società più includenti e sostenibili". Volendo considerare il solo fattore economico, le donne sono fra i maggiori attivi della regione. "E' provato, ad esempio, che il loro impatto economico è più alto di quello degli uomini, che in genere investono solo in beneficio dei propri business, poiché le donne lo fanno in funzione della comunità, dunque con un effetto maggiore", osserva la Paris. Una potenzialità enorme, se non ci fossero discriminazioni nel mercato del lavoro: "Studi recenti indicano che il prodotto interno lordo della regione aumenterebbe del 46%, che equivale a un impatto di oltre 100 miliardi di dollari annui sul Pil. Significa che l'uguaglianza non è solo una questione che riguarda la vita delle donne, ma è decisiva in termini di sviluppo generale", aggiunge. Tuttavia, tanto per citare un dato, oggi solo fra il 13-15% delle donne sono proprietarie e gestiscono il proprio business in aree come il Medio Oriente e il Nord Africa, rispetto alla media mondiale del 31-38%. "L'emancipazione femminile passa, fra gli altri fattori, per l'accesso alle finanze, ma anche per l'appoggio degli uomini s questa sfida", sottolinea la vicesegretaria dell'UpM. "La conferenza di Lisbona - evidenzia - si tiene un anno dopo l'ambiziosa Dichiarazione adottata dai 43 paesi aderenti all'Unione, che individua quattro priorità: politiche che promuovano l'uguaglianza delle donne e degli uomini in tutti gli ambiti della società; lo sviluppo della partecipazione delle donne in campo economico, in quello politico e nei processi decisionali; la lotta alla violenza contro donne e bambine e il coinvolgimento di donne e giovani nella prevenzione di violenza ed estremismo nelle culture e comunità d'origine. Sarà questo il filo rosso delle sessioni di lavori". Le principali riguarderanno le donne come agenti del cambio, ma la tre giorni si concentrerà su molteplici temi: il ruolo degli uomini, del settore privato e dei media nell'eliminazione delle barriere sociali e degli stereotipi; i modi per combattere la violenza di genere; gli strumenti per emancipare le donne nelle aree rurali e agricole; il ruolo delle donne nelle scienze, nella tecnologia e l'innovazione, e i programmi per la salute sessuale e riproduttiva delle donne. "Nell'ambito del congresso si svolgerà anche un forum sull'imprenditoria femminile, che analizzerà i progressi dei progetti contrassegnati dall'UpM e realizzati dall'Unido, l'United Nations Industrial Development Organization", osserva ancora la vicesegretaria dell'UpM. Alla sessione inaugurale del 9 ottobre è prevista la partecipazione fra gli altri dei presidenti di Malta, Marie-Louise Coleiro Preca, e del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, oltre i ministri delle pari opportunità di Portogallo, Maria Leitao Marques, di Giordania, Hala Lattouf, di Tunisia, Néizha Labidi e del presidente del consiglio nazionale egiziano delle donne, Maya Morsi. (ANSAmed).

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