(di Rodolfo Calò)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 13 SET - L'ambasciatore d'Italia in
Libia, Giuseppe Perrone, resta a Roma a causa della pericolosa
tensione scaturita dalle manifestazioni di piazza fomentate da
"malintesi" creati da un'intervista che l'ambasciatore stesso
aveva "deciso autonomamente di rilasciare". La circostanza è
emersa dalle dichiarazioni davanti alle Commissioni Esteri di
Camera e Senato del ministro Enzo Moavero Milanesi, che ha colto
l'occasione per annunciare che la conferenza internazionale
sulla Libia organizzata dall'Italia nella prima metà di novembre
si terrà in Sicilia. In quella sede, l'Italia vuole contribuire
a raddrizzare una situazione sempre in bilico, come dimostrato
anche nelle ultime ore dai razzi sparati sull'aeroporto di
Mitiga, l'unico in funzione a Tripoli e ora di nuovo chiuso.
Perrone, a inizio agosto, aveva sottolineato in un'intervista
in arabo alla tv Libya's Channel l'importanza di "preparare bene
le elezioni", con una base "costituzionale chiara" e "condizioni
di sicurezza adeguate". Sostanzialmente, non entro la fine
dell'anno, come sostengono invece Parigi e le forze vicine al
maresciallo Khalifa Haftar. Affermazioni che scatenarono un
putiferio in Libia, con diverse manifestazioni con bandiere
tricolori date alle fiamme e altre dimostrazioni anti-italiane
nell'est. A muoversi contro Perrone erano state almeno due
istituzioni di Tobruk, sempre nell'est del Paese controllato da
Haftar, che Moavero ha incontrato tre giorni fa a Bengasi: la
Commissione affari esteri della Camera libica aveva definito
l'ambasciatore 'persona non grata' e il ministero degli Esteri
del 'governo provvisorio' (e non riconosciuto dall'Onu) lo aveva
accusato di interferire negli affari libici.
Da metà agosto Perrone era poi rientrato in congedo in
Italia. Ieri Moavero ha comunicato al Parlamento la decisione
del suo ministero di trattenerlo ancora in patria "per motivi di
sicurezza" sebbene, ha precisato il titolare della Farnesina,
l'ambasciata a Tripoli sia "aperta e operativa". Il tema della
data elettorale in Libia è al centro di un intenso dibattito.
Martedì il Quai d'Orsay ha ribadito l'auspicio francese perché
si voti entro l'anno, il 10 dicembre, come da piano Macron.
Moavero ha ribadito che Roma è "in disaccordo" con Parigi: "Non
cerchiamo il bisticcio con la Francia, ma non desideriamo
nemmeno subire imposizioni", ha sottolineato, riferendosi più in
generale anche al tema dei migranti, oltre che allo scacchiere
libico. "Esiste l'idea di operare insieme", ha evidenziato il
ministro. La Sicilia, scelta quale sede della conferenza sulla
Libia, é comunque "una terra che vuole simboleggiare la mano
tesa al di là del Mediterraneo", ha poi aggiunto.
Intanto a Tripoli proseguono le riunioni per far reggere il
cessate il fuoco fra le milizie concordato il 4 settembre e
minacciato da proclami bellicosi della fazione ribelle che ha
innescato gli scontri (la 7/a Brigata) e dal lancio di razzi su
Mitiga rivendicato da un groppo minore, 'Il Movimento dei
giovani di Tripoli', in un comunicato accolto con più di qualche
perplessità dagli analisti. (ANSAmed).
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Libia, l'ambasciatore Perrone resta a Roma per sicurezza
Moavero: 'Ma la sede è aperta e operativa'. Tensione a Tripoli