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Mo: Amman respinge idea Usa Confederazione con palestinesi

Piano svelato ieri da Abu Mazen. Portavoce, Soluzione 2 stati

Il presidente palestinese Abu Mazen (s) e il Re Abdullah II di Giordania (d)

Redazione Ansa

TEL AVIV - La Giordania ha respinto l'idea di Trump - secondo quanto rivelato dal presidente Abu Mazen - di una Confederazione tra il regno hashemita e i palestinesi come possibile soluzione al conflitto in Medio Oriente. Un portavoce del governo di Amman, Jumana Ghanimat, citata dai media israeliani, ha detto che l'idea di una Confederazione "non è in discussione. La nostra posizione - ha aggiunto - è chiara e ferma: una Soluzione a 2 Stati e la nascita di uno stato palestinese nei confini del 1967". Abu Mazen ha reso noto il piano Usa ieri in un incontro con una delegazione della sinistra israeliana a Ramallah, in Cisgiordania ed ha spiegato di aver risposto agli emissari di Trump di non avere obiezioni all'idea a patto che della Confederazione faccia parte anche Israele.

Abu Mazen, piano Usa per Confederazione con Giordania 

(di Massimo Lomonaco)

TEL AVIV - Una Confederazione a tre, Israele, Giordania e Palestina, per risolvere il conflitto e arrivare alla pace. L'idea è stata evocata da Abu Mazen a fronte di una richiesta avanzata dagli inviati di Donald Trump - Jared Kushner e Jason Greenblatt - di una Confederazione con il regno di Abdallah II. "Mi è stato chiesto - ha raccontato il presidente palestinese secondo quanto riferito dall'ong 'Peace Now' e da esponenti della sinistra israeliana che lo hanno incontrato ieri a Ramallah, ma non dal resoconto dell'agenzia Wafa - se credessi in una Confederazione con la Giordania. E la mia risposta è stata sì: voglio una Confederazione con Giordania e Israele. Gli israeliani accetteranno?". Una posizione che, se confermata, porrebbe sul tavolo - hanno notato pur con prudenza alcuni analisti - un allontanamento dalla Soluzione a due stati fin qui graniticamente perseguita da Abu Mazen e ribadita con forza dalla dirigenza palestinese a fronte delle ultime mosse Usa. Il presidente palestinese tuttavia - hanno sottolineato i media - non ha fornito dettagli nella conversazione con gli israeliani quali sarebbero le implicazioni di questo piano e quale livello di possibile autonomia avrebbe lo stato palestinese nella Confederazione con la Giordania. In ogni caso - ha fatto chiaramente intendere Abu Mazen - la strada non sarebbe percorribile senza il coinvolgimento di Israele, la cui disponibilità ad un piano siffatto, nonostante non ci siano stati per ora commenti ufficiali, appare molto dubbia. Lo storico israeliano Benny Morris, che in passato si è espresso a favore di una Confederazione giordano-palestinese vista la forte presenza nel regno hashemita di palestinesi, si è mostrato piuttosto scettico sulla vicenda. "Non penso - ha detto all'ANSA - che Israele accetterebbe mai di farne parte. La popolazione ebraica non sarebbe d'accordo di trovarsi in uno stato di minoranza". Inoltre, ha aggiunto Morris, le forti rivalità che oggi oppongono Abu Mazen e i dirigenti di Hamas a Gaza ostacolano la stessa riconciliazione palestinese. Nell'incontro a Ramallah - secondo il racconto dei presenti - Abu Mazen ha comunque difeso la Soluzione a due Stati sottolineando che gli Usa e Trump "sono ostili" ai palestinesi come dimostra il "sabotaggio" dell'Unrwa con il totale taglio dei fondi americani. Il presidente palestinese tuttavia ha anche aggiunto che Trump con lui si è detto "favorevole" alla soluzione a due Stati e anche ad una Palestina demilitarizzata con la Nato come garante dell'accordo. Poi ha ribadito che il premier Benyamin Netanyahu si è rifiutato di "sedersi per parlare di pace" e che ha fatto cadere numerose riunioni iniziate da Russia, Giappone, Olanda e Belgio. Sul problema dei profughi, il presidente palestinese - secondo 'Peace Now' - ha detto che va trovata una soluzione concordata con Israele in modo tale "da non minacciare l'esistenza di Israele stessa".

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