(ANSAmed) - ROMA, 24 MAG - Valorizzare le competenze dei
migranti che si sono inseriti nei Paesi di arrivo per elaborare
strategie che possano innescare processi di sviluppo virtuoso
negli Stati africani. E' l'invito giunto da alcuni dei
partecipanti al convegno svoltosi a Roma, alla Farnesina, su
'Migration and demographic dividend: Sub-Saharan Africans'
mobility', organizzato dal ministero degli Esteri italiano e dal
Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite.
"La diaspora - ha detto Cleophas Adrien Dioma del gruppo
'Migration and development' - conosce bene la situazione dei
luoghi da cui i migranti partono" e può dare un contributo
indicando ad esempio quali siano le iniziative di cui c'è
maggiore necessità. Così come la loro esperienza può essere
preziosa per i migranti che ancora arrivano in Occidente,
aiutandoli nel percorso di inserimento nella nuova realtà.
Nel corso dell'evento, Modou Gueye, dell'associazione
Sonugal, che ha ricordato come la diaspora contribuisce
direttamente allo sviluppo di alcune zone dell'Africa portando
nei villaggi di origine acqua ed elettricità o portando
all'attenzione della cooperazione le zone in cui è urgente
realizzare progetti di sviluppo. Nel suo villaggio di origine in
Senegal, ha voluto ricordare per fare un esempio, si parla
italiano. Riferendosi al tema del convegno dedicato al dividendo
demografico - lo sviluppo economico in aree di rapida crescita
della popolazione, quando ci siano particolari condizioni, tra
cui un'alta percentuale di popolazione giovane e attiva e
importanti investimenti in salute e istruzione - ha poi
sottolineato la necessità di coinvolgere giovani e donne
nell'elaborazione dei progetti.
Durante l'evento è stato ribadito l'invito a non
sottovalutare, tra le cause all'origine della decisione di
partire, la frustrazione dei giovani che non vedono una speranza
di partecipazione alla vita sociale e politica del loro Paese,
secondo quanto riportato da Luisa Enria, dell'università di
Oxford, che ha condotto uno studio decennale in Sierra Leone.
Non solo quindi la mancanza di lavoro, o la guerra, o le
epidemie, come è stato per quella di Ebola, spingono i giovani a
intraprendere un viaggio di cui conoscono bene i pericoli.
Grazie ai social network spesso seguono in tempo reale l'odissea
degli amici che sono partiti. Ma questo non basta a scoraggiarli
dal correre un rischio che è comunque legato ad una speranza di
futuro.
Paola Barbeglia, dell'associazione italiana delle Ong, ha
invece spostato l'attenzione sulla necessità che i centri per
l'impiego in Italia valorizzino meglio quelle che sono le
competenze dei migranti. Un esempio che ha portato è quello
della conoscenza di più lingue che spesso non viene presentata
come un valore aggiunto. Ed ha anche insistito sull'istruzione
come uno degli inneschi del 'dividendo demografico'.
Una sfida quella demografica che può diventare
un'opportunità, secondo i dati dell'Unfpa rappresentata alla
conferenza da Arthur Erken. L'Africa sub-sahariana ha un
potenziale di 500 miliardi dollari l'anno per i prossimi 30
anni, se si riuscisse a far partire questo circolo virtuoso, per
il quale, secondo Erken, sono indispensabili forti investimenti
nella pianificazione familiare per dare alle donne il diritto di
decidere quanti figli avere e a che distanza l'uno e l'altro.
Il modello ordinario di sviluppo, ha sottolineato il direttore
generale della Cooperazione allo Sviluppo Giorgio Marrapodi,
non è sufficiente a fronteggiare i problemi posti da una
crescita della popolazione come quella che sta conoscendo
l'Africa, che raggiungerà l'1,7 miliardi di abitanti nel 2030 e
i 3 miliardi nel 2063, con una percentuale di popolazione
giovanile mai esistita nella storia. E bisogna scongiurare i
rischi derivanti da migrazioni forzate e fenomeni di
radicalismo. La cooperazione italiana, ha detto ancora
Marrapodi, "ha costantemente aumentato le risorse dedicate alla
cooperazione allo sviluppo e rifinanziato piani internazionali
per l'istruzione e la salute" sulla strada degli obiettivi
dell''Agenda Onu 20-30'.(ANSAmed).
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Le competenze dei migranti, un know how da valorizzare
Associazioni, anche per innescare processi di sviluppo virtuoso