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Politiche Ue portato 'aumento rotte trafficanti Libia'

Ricerca, non migliorate condizioni vita migranti in Paese

Redazione Ansa

(ANSAmed) - ROMA, 23 MAG - Le politiche migratorie attuate dall'Ue in Libia dall'inizio del 2017 "hanno portato a un moltiplicarsi delle rotte dei trafficanti verso il Paese e al suo interno", e allo stesso tempo, "i punti di partenza lungo la zona costiera si sono moltiplicati, con un particolare aumento dei centri dei trafficanti lungo la costa orientale, in particolare a Tobruk, Ejdabia, Jalu, Marada e Sirt". A riportarlo è una nuova ricerca dell'iniziativa Reach, finanziata dall'Unhcr, che ha realizzato un monitoraggio sul cambiamenti e le tendenze delle rotte migratorie nel Paese.

Sempre più migranti passano da Algeria e Ciad Nelle conclusioni del documento si legge che "i punti di ingresso lungo i confini meridionali della Libia si sono diversificati, con i profughi e i migranti che arrivano sempre più nel Paese dall'Algeria e dal Ciad". Inoltre, l'aumento degli hub dei trafficanti sulla costa orientale "corrisponde agli aumenti di investimenti in operazioni contro i trafficanti realizzate nell'ovest dall'inizio del 2017". A seguito dell'aumento dei controlli delle guardie costiere, "rifugiati e migranti che vogliono transitare in Italia, secondo quanto riferito, soggiornano per periodi più lunghi in magazzini e luoghi di alloggio nascosti lungo la costa, con una libertà di movimento molto limitata", continua il testo. In attesa di essere portati sulle spiagge per viaggiare via mare verso il Paese europeo, i migranti "vivono in condizioni di povertà", non avendo un lavoro stabile, relazioni con la comunità e un riparo per potersi proteggere.

Situazione migranti in centri detenzione 'invariata' Secondo gli intervistati nella ricerca di Reach, "la situazione dei rifugiati e dei migranti fuori dai centri di detenzione nel Paese, che include il rischio di rapimento, estorsione da parte di gruppi di miliziani e libertà limitata di movimento, è rimasta invariata dall'inizio del 2017". Rifugiati e migranti che si trovano nel Paese principalmente per lavoro "tendono a rimanere fermi e si muovono il meno possibile, per costruire sulle loro reti sociali ed economiche e minimizzare la loro esposizione al rischio". Inoltre, secondo la ricerca, "la conoscenza della situazione in Libia e le misure di migrazione attuate nel Paese non influenzano le decisioni dei rifugiati e dei migranti di rimanere in Libia o meno". Secondo le informazioni raccolte, c'è stata "una diminuzione complessiva degli arrivi di rifugiati e migranti lungo i confini meridionali o nei principali snodi di transito lungo la costa" del Paese.

Infine, "ci sono segnalazioni di un aumento di rifugiati e migranti trattenuti in centri di detenzione non ufficiali".

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