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Spagna: jihadismo fenomeno sempre più autoctono

Rapporto Real Istituto Elcano 'marocchini e seconde generazioni'

Redazione Ansa

 MADRID - Il fenomeno dell'estremismo jihadista in Spagna non è più in prevalenza straniero, ma va acquisendo una componente sempre più autoctona, soprattutto fra la popolazione di origine marocchina di seconda generazione.

E' quanto si evince dal rapporto 'Marocchini e seconda generazioni fra gli jihadisti in Spagna', del Real Istituto Elcano di Studi strategici, realizzato dai ricercatori Fernando Reynares e Carola Garcia-Calvo. Dallo studio emerge che 7 jihadisti su 10 arrestati o morti in Spagna nel quinquennio 2013-2017 erano di origini marocchine e, di questi, i tre quarti nati in territorio iberico; in particolare il 44,4% a Ceuta e il 28,6% a Melilla. "Parlare oggi di soldati della jihad in Spagna è parlare soprattutto di marocchini e delle seconde generazioni. E' più probabile che sia un giovane originario del paese magrebino residente in Spagna a farsi coinvolgere in attività terroriste", scrivono i due autori. La mappa della radicalizzazione islamica è concentrata nelle periferie e nei quartieri particolarmente poveri delle due enclavi spagnole in Marocco, dove l'esclusione sociale ha creato terreno fertile per la penetrazione, negli ultimi due decenni, delle correnti del salafismo jihadista. Ma anche nelle aree periferiche urbane della Catalogna. Il rapporto indica che, alla fine del 2013, quasi il 40% degli oltre 800 jihadisti marocchini, che si trasferirono come combattenti stranieri in Siria, provenivano dalle regioni marocchine limitrofe a Ceuta e Melilla. E nelle due città autonoma erano radicate 4 delle 6 reti transfrontaliere di islamisti radicali smantellate fra il 2013 e il 2017 nelle operazioni antiterrorismo, realizzate congiuntamente dalle forze di sicurezza spagnole e del Regno Alawita. (ANSAmed).

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