(di Cristoforo Spinella)
(ANSA) - ISTANBUL, 27 APR - Dentro Cumhuriyet si sorride.
Potrebbe apparire un paradosso, a poche ore dalle pesanti
condanne per "terrorismo" a 14 suoi giornalisti e amministratori
nel processo simbolo delle minacce di Erdogan alla libertà di
stampa. Eppure c'è ancora speranza, tra le mura del quotidiano
più antico e più a rischio di Turchia. Perché dopo 543 giorni si
sono finalmente ritrovati tutti insieme, i reporter e manager
alla sbarra: pur sotto controllo giudiziario, sono liberi e già
preparano l'edizione di domani.
"Purtroppo ce lo aspettavamo, ma continuiamo a fare il nostro
lavoro, come sempre. È la risposta migliore che possiamo dare",
spiega all'ANSA Selin Gorguner, corrispondente di politica
interna, al secondo piano di una redazione protetta come un
fortino, nel cuore di Istanbul. Le alte cancellate di metallo e
un blindato della polizia tengono lontani possibili
malintenzionati. Di fronte alla sua scrivania, Selin tiene uno
schizzo che ritrae la testimonianza in tribunale di Ahmet Sik,
tra i più noti giornalisti d'inchiesta turchi. Ieri sera, è
stato condannato per aver sostenuto la presunta rete golpista di
Fethullah Gulen, che però, in un kafkiano paradosso, era stato
tra i primi a denunciare quando ancora andava a braccetto con
Erdogan, prima del 2013. All'epoca l'avevano fatto arrestare
proprio i 'gulenisti', molto influenti nella magistratura. "È
così in un sistema fascista, qui la giustizia è estremamente
politicizzata. Ma prima o poi tutto questo finirà", dice
determinato Sik, nell'ufficio che condivide con il vignettista
Musa Kurt, condannato pure lui. "In Turchia però le cose
cambiano molto velocemente", aggiunge, guardando già alle
cruciali elezioni anticipate del 24 giugno. Uno spartiacque per
il Paese, e probabilmente anche per il destino di Cumhuriyet.
"Questa sentenza vuole intimidirci. Erdogan non sopporta
nessuna opposizione e farà di tutto per vincere al primo turno.
Se si andrà al ballottaggio, mi aspetto una nuova stagione di
tensione", spiega Bulent Mumay nella redazione web, dove è
approdato di recente da Hurriyet, che era il più grande
quotidiano di opposizione ma poche settimane fa, proprio alla
vigilia del voto, è finito nelle mani di un editore vicinissimo
al 'Sultano'. Così, a fargli da contraltare, ormai resta quasi
solo Cumhuriyet, sempre più esposto.
Lunga barba grigia e sguardo esperto, Emrah Kolukisa guida la
redazione cultura: "Aspettiamo il processo d'appello, non
abbandoniamo la speranza. E intanto continuiamo a fare quello
che abbiamo sempre fatto: i giornalisti".
"È una sentenza totalmente infondata, contro di noi non c'era
alcuna prova. Ci hanno condannato solo per quello che abbiamo
scritto - dice Kadri Gursel, editorialista molto noto e
rappresentante turco dell'International Press Institute - È un
attacco al giornalismo stesso, alla libertà d'espressione. Ed è
triste che oggi sia questa l'immagine della Turchia nel mondo".
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Turchia: nel giornale anti-Erdogan dopo condanne shock
'Continuiamo a fare il nostro lavoro, è la risposta migliore'