(ANSAmed) - BELGRADO, 6 DIC - Difficili colloqui oggi a
Belgrado fra il presidente serbo, Aleksandar Vucic, e i
componenti della presidenza tripartita bosniaca, in visita nella
capitale con l'obiettivo arduo di rilanciare i rapporti
bilaterali tra Serbia e Bosnia-Erzegovina, ancora fortemente
condizionati in negativo dalle conseguenze del drammatico
conflitto armato del 1992-1995.
Parlando in una conferenza stampa al termine dei colloqui con
i tre membri della presidenza - il croato Dragan Covic che è
presidente di turno, il bosgnacco musulmano Bakir Izetbegovic e
il serbo Mladen Ivanic - Vucic ha detto che le relazioni
economiche fra Belgrado e Sarajevo sono a un livello
notevolmente più alto rispetto a quelle politiche, che tuttavia,
ha osservato, "non definirei cattive". Numerosi ostacoli e
barriere - ha detto Vucic - sono stati eliminati e ciò ha
favorito un incremento progressivo nell'interscambio commerciale
negli ultimi anni. Vi è inoltre la volontà comune di portare
avanti progetti infrastrutturali di grande importanza strategica
non solo per i due Paesi ma per l'intera regione - a cominciare
dalla costruzione di una autostrada fra Belgrado e Sarajevo che
riduca a tempi ragionevoli i tempi di percorrenza (attualmente
servono fra le cinque e le sei ore di auto per circa 280 km).
Problemi irrisolti, ha aggiunto, restano tuttavia nella
definizione di alcuni tratti della linea di confine
serbo-bosniaco e su talune rilevanti tematiche politiche quali
le valutazioni sul tragico passato di guerra e la questione del
Kosovo. Su quest'ultimo argomento le posizioni si erano
fortemente irrigidite nelle scorse settimane dopo che il
musulmano Izetbegovic non aveva escluso un riconoscimento
dell'indipendenza di Pristina da parte della Bosnia-Erzegovina.
Cosa questa peraltro difficilmente realizzabile per la strenua
opposizione della Republika Srpska (Rs), l'entità del Paese a
maggioranza serba. E anche nei colloqui odierni il Kosovo si è
rivelato uno dei punti di maggiore attrito. Nel corso della
conferenza stampa conclusiva infatti il musulmano Izetbegovic,
replicando a quanto sostenuto da Vucic e Covic secondo i quali
la politica estera bosniaca relativa alle questioni interne
della Serbia (Kosovo in particolare, ndr) dovrà tener conto
delle posizioni di Belgrado, è intervenuto di sua iniziativa per
precisare che "la politica estera della Bosnia si fa a
Sarajevo", naturalmente tenendo conto delle poisizioni dei Paesi
vicini. La visita a Belgrado della presidenza collegiale
bosniaca si è tenuta peraltro sulle ali delle nuove tensioni
suscitate dalla recente condanna all'ergastolo di Ratko Mladic,
l'ex generale capo delle forze serbo-bosniache accusato di
genocidio e crimini contro l'umanità, e dal suicidio nell'aula
del Tribunale penale dell'Aja (Tpi) dell'ex generale
croato-bosniaco Slobodan Praljak, dopo la conferma della
condanna a 20 anni di carcere. (ANSAmed).
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Serbia-Bosnia: difficili colloqui a Belgrado leader bosniaci
Bene rapporti economici, restano problemi politici e su Kosovo