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'Med Dialogues', Roma torna capitale del Mediterraneo

Alfano: 'Momento caldo per regione, dialogo la parola migliore'

Redazione Ansa

(di Patrizio Nissirio)

ROMA - Roma capitale del Mediterraneo, luogo di dialogo anche tra chi, normalmente, ha difficoltà a parlarsi. E' la proposta-sfida di Med Dialogues, la grande conferenza internazionale organizzata dalla Farnesina e dall'Istituto per gli studi politici internazionali (Ispi), che dal 30 novembre al 2 dicembre vedrà per la terza volta riuniti nella capitale leader politici mediterranei e mondiali, vertici delle organizzazioni internazionali, decine di esponenti della finanza e dell'economia, esperti ed analisti.

Con un solo fine: far sì che lo scambio di idee fornisca soluzioni alle molte tensioni che attraversano la regione. Ma senza dimenticare che "oltre il disordine, c'è un'agenda positiva" di opportunità, come recita il sottotitolo dei Med Dialogues. ANSAmed, insieme a La Stampa e alla Rai, è ancora una volta media partner dell'evento. "In un momento particolarmente caldo per il Mediterraneo, dialogo è la parola migliore da abbinare", ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano presentando la conferenza. I dialoghi del Mediterraneo sono, secondo Alfano, "la dimostrazione tangibile dell'approccio integrato dell'Italia alla regione. Noi interconnettiamo le varie vicende che, se sganciate, non dimostrerebbero la complessità del Mediterraneo oggi".

"Nei prossimi giorni Roma tornerà ad essere la capitale del Mediterraneo", ha sottolineato, notando come "la qualità del nostro lavoro è testimoniata dal fatto che persone che hanno difficoltà a dialogare nel contesto regionale vengano qui a sedersi virtualmente attorno allo stesso tavolo" Il concetto di interconnessione tra i temi è la forza di questa conferenza, ha confermato il direttore dell'Ispi Paolo Magri, ricordando come la conferenza di Roma sia stata valutata dall'università della Pennsylvania la seconda migliore al mondo nel suo genere dopo quella di Monaco, "che però ha una storia molto più lunga". Magri ha evidenziato la partecipazione di leader politici al massimo livello: tra gli altri, il ministro degli Esteri dell'Iran, Mohammed Javad Zarif, il collega iracheno Ibrahim Al-Jafaari, quello egiziano Sameh Hassan Shoukry, il saudita Adel Al-Jubeir, il presidente libanese Michel Aoun (che introdurrà la conferenza insieme ad Alfano, presente il capo dello Stato Sergio Mattarella), il vicepremier libico Ahmed Maitig. Importanti anche le presenze da Russia (il ministro degli Esteri Sergei Lavrov) ed Usa (il vicesegretario di Stato Thomas Shannon). Interventi di prestigio ci saranno anche da Cina, India e da organizzazioni internazionali come Onu e Ue. Forte anche la presenza di esponenti dell'economia e della società civile. 800 personalità in tutto, da 56 paesi.

Impegnati in 25 sessioni che ruoteranno attorno a quattro pilastri: prosperità condivisa; sicurezza condivisa; migrazioni; media, cultura e società. Per i partecipanti, la possibilità di leggere due rapporti, uno coordinato da Ispi, con la collaborazione di molti centri studi internazionali, 'Looking ahead' (sulle possibili strade per uno sviluppo positivo della regione) e uno della Farnesina, che spiega la strategia articolata e complessiva dell'Italia nel Mediterraneo.

Rispetto alle precedenti edizioni, è stato sottolineato, c'è stata un'inedita, fitta serie di incontri preparatori di avvicinamento "con l'ambizione di creare una comunità di leader del Mediterraneo", ha detto Alfano, che chiuderà la conferenza sabato, insieme al premier Paolo Gentiloni.

Tra i temi, naturalmente, spicca quello della crisi migratoria e il tema incandescente della tutela dei diritti dei migranti, in particolare dopo le notizie di gravi abusi in Libia e non solo. "L'Italia, campione mondiale dei diritti umani, che ha salvato mezzo milione di vite umane in mare, non si volterà dall'altra parte davanti alle violazioni - ha assicurato Alfano -. Di diritti parleremo a Roma con tutti gli attori, nazioni di transito e agenzie internazionali. Per accendere una luce sulla questione, su cui l'Italia è sempre stata e resterà in prima linea".

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