(ANSAmed) - ROMA, 21 NOV - Alcune associazioni sindacali e in
difesa dei diritti dei migranti e richiedenti asilo in Italia
hanno reso noto che i sindaci che avevano adottato ordinanze con
l'obiettivo "di cercare di creare ostacoli all'attività di
accoglienza" dei migranti sono tornati sui loro passi revocando
i provvedimenti, "dando atto di non avervi mai dato
applicazione". Le associazioni e organizzazioni Asgi, CGIL,
Fondazione Guido Piccini Onlus e la Cooperativa RUAH che avevano
proposto i ricorsi a tali ordinanze "accolgono con favore la
precipitosa marcia indietro dei comuni" e chiedono che "le
amministrazioni comincino a gestire seriamente la crisi
umanitaria".
Le ordinanze "anti-profughi", così definite dalle
associazioni, si erano diffuse principalmente nell'agosto scorso
nei comuni delle province di Milano, Brescia, Bergamo, Lecco e
Varese e definivano, secondo l'Asgi, "il fenomeno migratorio
come un pericolo per la sicurezza e la salute pubblica". Le
ordinanze imponevano "a privati e associazioni, senza alcuna
ragionevole motivazione, oneri di comunicazioni ai comuni che
violano la libertà contrattuale dei privati", come ad esempio
"la mera intenzione di stipulare un contratto di locazione" per
ospitare richiedenti asilo, migranti o rifugiati. In alcuni casi
era "addirittura richiesta una relazione quindicinale sulle
condizioni sanitarie degli ospiti, in violazione di elementari
principi di tutela della privacy", sottolinea l'Asgi, che
insieme ad altri gruppi avevano fatto ricorso e chiesto
l'intervento dei prefetti delle province. Dopo tali
segnalazioni, il Prefetto di Milano, in una lettera inviata alle
amministrazioni rientranti nel territorio di sua competenza, ha
segnalato "forti dubbi di legittimità" delle ordinanze.
A fronte dei ricorsi, le associazioni comunicano che la quasi
totalità dei comuni ha fatto quindi marcia indietro sulle
ordinanze. Secondo le organizzazioni, anche le motivazione delle
revoche "dimostrano la mancanza di motivati e sostanziali
elementi su cui gli amministratori locali hanno basato le loro
decisioni".
Nelle lettere di revoca dei comuni quali Seriate, Piancogno,
Lazzate, Oggiono, Pontevico, Marone e Capriano del Colle, c'è
"chi non ritiene di dare spiegazioni", chi motiva il
provvedimento con la "riduzione del numero di sbarchi", chi
invece perché l'ordinanza "non ha trovato applicazione
concreta".
Le associazioni parlano di "soddisfazione" per le revoche e
chiedono ai comuni di intraprendere "un percorso di gestione
dell'accoglienza con lucidità, concretezza, e soprattutto nel
rispetto della legalità, così clamorosamente violata in questa
vicenda".
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Comuni revocano ordinanze "anti-profughi" in Italia
Associazioni "soddisfatte" dopo ricorsi, "ora accoglienza"