(di Francesco Cerri)
(ANSAmed) BARCELLONA, 20 OTT - I giochi sembrano fatti,
'rien ne va plus': Barcellona e Madrid sono sull'orlo dello
scontro finale, dalle conseguenze imprevedibili.
Allo scadere dell'ultimatum che aveva lanciato al presidente
catalano Carles Puigdemont, il premier spagnolo Mariano Rajoy ha
annunciato l'attivazione dell'articolo 155 della Costituzione
che consente di sospendere l'autonomia della Catalogna. Il
governo si riunirà domani per approvare le misure contro
Barcellona e il Senato dovrà ratificarle, probabilmente il 30 o
il 31 ottobre.
Ma la messa in campo della 'arma atomica' del 155 non ferma
la corsa verso l'indipendenza del Govern catalano. Per tutta
risposta infatti, i partiti secessionisti che hanno la
maggioranza assoluta nel Parlament preparano una sessione per
proclamare la 'Repubblica'. Le organizzazioni della società
civile lavorano a manifestazioni di massa e alla resistenza
'pacifica gandhiana' in difesa delle istituzioni contro il
commissariamento di Madrid. Se la polizia spagnola agirà come
durante il referendum del primo ottobre, la situazione potrebbe
farsi esplosiva. La spaccatura fra Madrid e la regione ribelle
si avvicina al punto di non ritorno. Con conseguenze pesanti per
tutti, anche sul fronte economico: la crisi catalana potrebbe
costare 12 miliardi di crescita mancata all'economia spagnola.
L'ultimo strappo si è consumato alle 10 di ieri, allo scadere
dell'ultimatum. Rajoy esigeva che Puigdemont chiarisse "con un
sì o un no" se la settimana scorsa aveva dichiarato in
Parlamento l'indipendenza, brandendo la minaccia dell'articolo
155. Puigdemont ha risposto minacciando a sua volta, se Madrid
scatenerà l' 'arma atomica' istituzionale, una proclamazione
dell'indipendenza con il voto del Parlamento. Cosa che non è
stata ancora fatta, ha rilevato. Rispondendo così, almeno
implicitamente, alla richiesta di Rajoy. La risposta però è
stata respinta da Madrid, che ha annunciato l'avvio della
procedura per il commissariamento al ritorno del premier dal
vertice Ue di Bruxelles. Dove conta di incassare l'appoggio
formale dei partner europei. Finora solo il premier belga Louis
Michel, alleato dei nazionalisti fiamminghi, si è detto
favorevole a una mediazione, provocando l'ira di Madrid.
Rajoy è sempre stato riluttante a ricorrere al 155 - mai
usato finora - per i rischi che comporta e per l'immagine della
Spagna nel mondo. Il premier ha però ceduto alle forti pressioni
del suo partito, della stampa di Madrid e dell'alleato Albert
Rivera di Ciudadanos (Cs), che da settimane esigono un pugno di
ferro contro Barcellona. Il governo ora sta trattando con Cs e
con il Psoe come usare il 155. Rivera chiede che vengano
destituiti Puigdemont e i suoi ministri, e che vengano convocate
subito elezioni anticipate che spera di vincere per sostituire
il Govern secessionista con uno unionista. Un'ipotesi non
esclusa dalla Moncloa. La Catalogna sarebbe governata da una
commissione di sottosegretari presieduta della vicepremier Soray
de Santamaria, tra i 'falchi' del governo spagnolo. Ma il
secondo alleato di Rajoy nella crisi catalana, il Psoe di Pedro
Sachez, invoca un 155 morbido, selettivo, limitato e breve, il
controllo solo di economia, interni e dei Mossos, la polizia
locale. Puigdemont resterebbe così formalmente presidente, ma
senza poteri.
Restano 9giorni per un miracolo dell'ultimo secondo. I
socialisti sono a favore di negoziati di basso profilo con i
catalani, ricordando che in passato si è parlato perfino con
l'Eta. Rajoy e Sanchez hanno scelto una procedura 'lenta' per il
155. Sperando che Puigdemont accetti di convocare elezioni che
evitino di usare 'l'arma atomica'. E il rischio che la
situazione sfugga di mano a tutti.(ANSAmed).
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Scontro sulla Catalogna, Madrid sospenderà l'autonomia
Puigdemont respinge l'ultimatum: 'Senza dialogo sarà secessione'