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Migranti: Ue, nessun negoziato dietro alle quinte in Libia

'Piena trasparenza'. Le Monde, Roma accusata pagamento milizie

Redazione Ansa

BRUXELLES - Il calo dei flussi sulla rotta del Mediterraneo centrale "è frutto di una cooperazione ben coordinata con i Paesi della regione, e il ruolo di pioniere dell'Italia, col ministro Minniti. Tutto è stato fatto nella chiarezza e nella trasparenza, non ci sono stati canali nascosti o negoziati dietro le quinte". Così il commissario Ue Dimitris Avramopoulos rispondendo su presunti finanziamenti, da parte dell'Europa, alle milizie in Libia per fermare il traffico. "Sulla migrazione - ha proseguito - siamo passati dai flussi incontrollati a quelli controllati. Ora dobbiamo consolidare e per farlo, abbiamo tre priorità: continuare con gli forzi dentro e intorno alla Libia; rafforzare i rimpatri; e migliorare i canali per la protezione dei migranti, ed i canali legali".

Avramopoulos ha anche espresso apprezzamento per il lavoro svolto dall'Italia e dal ministro Marco Minniti per il suo ruolo pionieristico.

"Ora occorrono i contributi al Fondo per l'Africa; dobbiamo migliorare le condizioni ed i diritti umani nei centri in Libia che sono inaccettabili; dobbiamo continuare a rafforzare le capacità dei guardacoste libici ed in parallelo continuare a lavorare per la stabilità del Paese", ha incalzato Avramopoulos.

"Migranti: l'Italia è accusata di aver trattato con i trafficanti libici", è stata però intanto l'apertura di prima pagina del quotidiano francese Le Monde in edicola nel pomeriggio, che dedica all'argomento anche le pagine 2 e 3. "Roma - scrive Le Monde tornando con grande evidenza su accuse già apparse nelle ultime settimane su alcuni media internazionali e smentite decisamente dal governo italiano - è sospettata di aver pagato i servizi delle milizie libiche per fermare l'afflusso di migranti sulle sue coste. Il governo smentisce. Le imbarcazioni vengono intercettate in mare.

Conseguenza: il numero di traversate del Mediterraneo verso Lampedusa è crollato ad agosto. Alcune associazioni umanitarie denunciano trattamenti crudeli e accusano l'Unione europea di lasciar prosperare un 'sistema predatorio'. Di fronte a questa situazione, chi aspira all'Europa cerca altri punti di ingresso, in particolare attraverso la Romania". Un avvertimento è intanto giunto all'Italia dalla Libia,- Roma farebbe bene "a non intromettersi negli affari interni della Libia", ha detto il rappresentate del generale Haftar, Ahmed al-Mismari, oggi a Mosca per incontri al ministero della Difesa. Lo riporta Interfax. "Abbiamo molte obiezioni nei confronti degli italiani, non vorremmo che s'intromettessero negli affari libici: purtroppo ci guardano come la loro ex colonia", ha aggiunto. 

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