(di Rodolfo Calò)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 24 LUG - Arginare l'influenza russa
favorendo politicamente la creazione di un governo unitario che
includa il generale Haftar, ma anche inviando forze speciali
anti-terrorismo in stile-Somalia: sarebbe questo l'obiettivo
della duplice strategia americana che gli Stati Uniti hanno
vagamente prospettato per la Libia. E' quanto emerge da un
articolo di Amina El Sobki, Senior Analyst e Direttrice del
Middle East Program dell'Institute for Global Studies (Igs).
"In modo alquanto sorprendente", il 10 luglio "alcuni
funzionari della Casa Bianca hanno annunciato la possibile
definizione di una nuova politica nei confronti della Libia,
costruita su un rinnovato impegno diplomatico e militare,
finalizzata al contrasto del terrorismo e alla stabilità
politica del paese", ha ricordato l'analista su
africamedioriente.com. Una decisione "in netto contrasto con
quanto affermato dal presidente Donald Trump "solo pochi mesi
fa", quando "disse che non vedeva alcun ruolo per gli Stati
Uniti in Libia, eccezion fatta per qualche sporadica azione di
contrasto al terrorismo", ha ricordato ancora Sobky.
Sebbene gli elementi a disposizione per avere un'idea della
nuova strategia americana siano "ancora decisamente scarsi",
scrive l'analista, alcune indiscrezioni trapelate dalla Casa
Bianca lasciano "intuire" che "quello della Somalia" sia "il
modello operativo": "la presenza discreta ma attiva di unità
capaci di fornire concreto sostegno alle operazioni militari,
senza un vero e proprio dispiegamento" di truppe.
L'attacco al consolato di Bengasi e la morte
dell'ambasciatore americano Christopher Stevens nel 2012 avevano
limitato "il ruolo statunitense a qualche sporadica azione
militare e di intelligence", ricorda l'analista. "Gli Stati
Uniti intenderebbero invece oggi espandere in modo
'significativo' la presenza in Libia, con l'obiettivo di
facilitare la riconciliazione delle due principali fazioni
politiche rivali", aggiunge riferendosi implicitamente ad Haftar
e al governo del premier Fayez Al Sarraj, "al tempo stesso per
impedire che il jihadismo delle organizzazioni legate all'Isis e
ad Al Qaeda possa ulteriormente radicarsi nel paese".
"L'obiettivo primario sarebbe quello di favorire la
formazione di un governo unitario riconosciuto dalle principali
fazioni politiche libiche, attraverso un coinvolgimento del
generale Haftar", scrive Sobky. Washington punta inoltre a
"riaprire l'ambasciata a Tripoli" e il consolato di Bengasi per
interagire meglio "con il complesso ed eterogeneo contesto
politico locale" e con le "forze militari" libiche "per il
contrasto al terrorismo" attraverso "un contingente stabile di
almeno 50 uomini delle forze speciali".
"Nella definizione della nuova strategia", afferma l'analista
dell'Igs, "potrebbe aver avuto un peso non insignificante il
potenziale ruolo della Russia soprattutto nel sostenere le
ambizioni" di Haftar, "determinando l'esigenza di un intervento
finalizzato a ridurre il margine d'azione di Mosca in Nord
Africa.
L'espansione della politica russa in direzione della Libia
potrebbe provocare, nell'ottica statunitense, il precedente per
"un epocale sbilanciamento delle forze nel Mediterraneo" che
sottrarrebbe "a Washington il controllo di un'area dove
storicamente ha esercitato un ruolo a dir poco egemone dalla
fine degli anni Settanta ad oggi", scrive inoltre Sobki.
(ANSAmed).
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Libia: analista, Usa in campo per gestire Haftar 'il russo'
Sobki (Igs), con forze speciali e diplomatici anche a Bengasi