"Open the church" esplora tema libertà religiosa in Tunisia
Documentario di Bayoudh in uscita in Europa e Stati Uniti
(ANSAmed) - TUNISI, 19 GIU - Ad arricchire il dibattito
attualmente in corso in Tunisia su libertà di religione e di
coscienza, specie nel mese sacro islamico del Ramadan, arriva in
questi giorni il nuovo documentario del regista ed attivista
tunisino Souheil Bayoudh, di prossima uscita nei circuiti di
festival e cineforum in Europa e Stati Uniti, intitolato "Open
the church".
Non nuovo ad argomenti delicati per la società tunisina, come
la tortura, il consumo della cannabis, il tema dell'emigrazione
irregolare vista sotto una diversa prospettiva, questa volta
Bayoudh affronta un tema davvero tabù, quello della libertà
religiosa in Tunisia, documentando in circa trenta minuti di
prodotto finale anche alcune testimonianze toccanti di tunisini
(musulmani) convertiti al cristianesimo. La Costituzione del
2014 infatti garantisce "libertà di religione e di coscienza" ma
consacra tuttavia lo Stato come "garante e custode della
religione". Il documentario è il primo di una serie sul tema del
pluralismo religioso, spiega ad ANSAmed il regista sottolineando
che il suo secondo lavoro sarà invece focalizzato "sulla
persecuzione degli ebrei in Tunisia, sulla loro storia e sul
rapporto con i musulmani. "Open the church" (in italiano "Largo
alla Chiesa") aprirà dibattiti sociali e politici in Tunisia e
all'estero", dice ancora Bayoudh "perché mette in evidenza
alcuni problemi causati dal "Modus Vivendi", l'accordo firmato
con il Vaticano dall'allora presidente Bourguiba nel 1964 che
limita al massimo le attività della Chiesa cattolica in Tunisia,
fattore che ha determinato nel tempo l'arrivo di chiese e sette
"segrete", che operano in clandestinità". "Ritengo dunque
attualmente necessaria una revisione del "Modus Vivendi",
strumento che giudico ormai superato e incostituzionale perché
di fatto limita l'esercizio della libertà religiosa. Bisogna
invece ampliare le facoltà riconosciute alla Chiesa anche per
impedire il proliferare di chiese non meglio identificate o
sette segrete magari pericolose", conclude il regista.
(ANSAmed)
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