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Diritti umani: Della Vedova,no indifferenza per democrazia altrui

Madre di Plaza de Majo, giustizia per riconcilizione anche in Siria

Redazione Ansa

 ROMA - Vi è ora "il rischio di passare dall'esportazione della democrazia all'indifferenza per la democrazia" in altri Paesi, la cui sorte è anche una conseguenza "dell'attenzione internazionale". Lo ha osservato il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, intervenendo all'incontro "Donne per i diritti" organizzato dall'associazione di diplomatici Diplo21 e da Wiis Italy (Women in Intermntional Security) alla Casa delle donne a Roma.

Il rispetto rigoroso dei principi e delle istituzioni della democrazia, ha osservato ancora Della Vedova, è il primo antidoto contro il rischio che tornino a ripetersi nella storia tragedia come quelle di cui si è parlato nell'incontro, dai massacri degli oppositori nell'Argentina del generale Videla alle guerre nei Balcani negli anni Novanta. Ma poiché nessun popolo è immune dal rischio di crimini contro l'umanità, ha detto ancora l'esponente di governo ricordando il massacro di Debre Libanos compiuto 80 anni fa in Etiopia dalle truppe italiane, è importante anche la memoria del passato, come via per giungere alla verità e, da questa, ad un' effettiva giustizia.

All'importanza di riconoscere le responsabilità italiane nei drammi dell'oggi, come quello dei migranti eritrei che rischiano la vita nel Mediterraneo, si è richiamata anche Lia Quartapelle, capogruppo Pd per la commissione Esteri della Camera. Pur non parlando di una relazione diretta, la deputata ha sottolineato che in Italia "la memoria sul nostro passato coloniale ha fatto ancora troppo poco. Dobbiamo invece capire le cause profonde dei flussi di migranti sulle nostre coste, per poter dare risposte non parziali ed emotive" ai problemi. E anche in Siria e in Iraq la nostra diplomazia, ha concluso, deve lavorare per la memoria, la sicurezza ed i diritti umani.

Sulla Siria ha risposto anche la scrittrice italo-argentina Vera Vigevani Jarach, già giornalista dell'ANSA in America Latina e - come madre di una giovane donna finita nell'elenco dei 'desaparecidos' - componente del movimento Madres de Plaza de Majo. Anche in quel Paese, ha detto, "non vi potrà essere riconciliazione prima che vi sia giustizia, che non è vendetta né castigo, ma necessità di sapere". "Noi in Argentina - ha aggiunto - non possiamo perdonare chi non ci ha chiesto perdono. Serve la verità: mai più silenzio e mai più indifferenza".

Ma oltre la verità e la giustizia come premessa per ricominciare, sull'esempio di quanto accaduto in Sud Africa con Nelson Mandela, serve anche un ruolo attivo delle donne, per esempio nell'educazione dei figli al rispetto degli altri. A sottolinearlo fra l'altro la docente di Diritto internazionale Flavia Lattanzi, già giudice del Tribunale internazionale per il Rwanda - dove appunto vi è un movimento di donne che in questo modo, ha detto, cercano di superare le lacerazioni tra Hutu e Tutsi - e di quello per l'ex Yugoslavia. "E dobbiamo capire anche la forza delle parole - ha sottolineato facendo l'esempio di un eloquente radicale serbo comparso davanti alla Corte - per l'influenza che possono esercitare sugli altri. Io sono convinta che a pagare non debbano essere solo gli esecutori materiali".

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