(ANSAmed) - ROMA, 17 GEN - Ci sono Stati europei, come
l'Italia sta facendo con la Libia, "che cercano accordi con i
Paesi di transito e di imbarco"; altri che invece "erigono muri
e adottano politiche di chiusura". Ma "tutto questo non aiuta:
non saranno le chiusure o i muri che tratterranno i migranti. I
muri non fermano nessuno, tutt'al più aggravano le situazioni".
Ne è certo padre Mussie Zerai, sacerdote scalabriniano di
origine eritrea, operatore umanitario con la sua agenzia
Habeshia per quanti attraversano il Mediterraneo.
Il suo sforzo senza precedenti nel salvataggio di chi rischia
la vita in mare gli è valso la candidatura al Nobel per la Pace.
Per padre Mussie, che oggi ha presentato al Centro
Sacalabriniano di Roma il libro "Padre Mosè. Nel viaggio della
disperazione il suo numero di telefono è l'ultima speranza"
(Giunti), scritto con il giornalista Giuseppe Carrisi, servono
piuttosto "politiche di protezione, opportunità di vita per le
persone nei Paesi di provenienza".
Alla presentazione ha partecipato anche Carlotta Sani,
portavoce dell'Unhcr per il Sud Europa. Gli ultimi due tragici
naufragi di migranti nel Mediterraneo confermano, ha detto, che
"l'instabile situazione libica viene sfruttata a fini di lucro
dai trafficanti, che spingono i migranti a partire in qualsiasi
condizione: già sono oltre duemila gli arrivati in questi primi
giorni dell'anno e oltre duecento i morti". Il che prosegue,
anzi accresce, la tendenza del 2016, "in cui ci sono stati oltre
cinquemila morti in mare", mentre "vanno aumentando anche i
morti di terra: si pensi alla frontiera di Ventimiglia con la
Francia, a quella del Brennero con l'Austria, ai morti di freddo
sulla rotta balcanica, ad esempio in Serbia". (ANSAmed).
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Migranti: padre Zerai, nè muri nè accordi li fermeranno
Servono politiche di protezione e opportunità in Paesi d'origine