(di Francesco Cerri)
(ANSAmed) - BARCELLONA, 9 SET - Nei piani degli
indipendentisti, e del Parlament catalano che controllano, la
festa nazionale della Diada di domenica prossima e l'enorme
manifestazione in programma dovrebbero essere le ultime prima
della 'secessione', in teoria prevista per l'estate 2017.
Centinaia di migliaia di persone sono attese alla grande
dimostrazione di forza dell'indipendentismo, che quest'anno non
si svolgerà solo a Barcellona ma simbolicamente anche in altre 4
città catalane. A maggioranza assoluta secessionista, il
Parlament ha fissato all'estate prossima il momento della
'disconnessione' da Madrid. Disobbedendo alle ingiunzioni della
Corte costituzionale spagnola ha messo in cantiere le leggi
(fisco, sanità e transizione) che devono portare alla
'Repubblica'.
Questo nella teoria politica. Nella realtà della Spagna da
mesi in caos istituzionale per l'incapacità dei suoi partiti di
formare un nuovo governo, le cose si presentano molto più
complicate. Il premier uscente, il popolare Mariano Rajoy,
afferrato alla costituzione adottata durante la transizione fra
dittatura franchista e democrazia che non prevede la secessione,
ha perentoriamente escluso che una parte del paese possa
staccarsi unilateralmente senza che tutti gli spagnoli siano
d'accordo. Su questa linea si trovano a Madrid anche i
socialisti di Pedro Sanchez e Ciudadanos di Albert Rivera. Solo
Podemos di Pablo Iglesias accetta il principio di un referendum
sulla autodeterminazione catalana. Madrid ha risposto duramente
all'ultima sfida del Parlament, che in luglio ha deciso di
mettere in cantiere le tre leggi dell'indipendenza, nonostante
il veto della Corte costituzionale spagnola. Il governo Rajoy ha
chiesto e ottenuto che la Consulta 'sospenda' il pronunciamento,
apra la procedura verso la possibile destituzione della
presidente del Parlament Carme Forcadell e 'avverta' il
presidente catalano il secessionista Carles Puigdemont, che
rischia la stessa sanzione.
Ma le istituzioni di Barcellona non si sono fermate, in nome
della 'sovranità' del popolo catalano, e gli indipendentisti
minacciano ora di deferire la Spagna davanti alla Corte europea
dei diritti umani. Forti anche degli ultimi sondaggi che danno i
sostenitori della secessione davanti agli 'unionisti' 48% a 43%,
e dell'accordo raggiunto da Puigdemont con gli alternativi della
Cup, che pone fine alla crisi del suo governo.
Il 20 settembre la Consulta di Madrid potrebbe passare all'
azione e sospendere Forcadell per 'disobbedienza'. Il
procuratore generale dello stato Consuelo Madrigal ha avvertito
di essere pronta alla "via penale" contro i secessionisti. Con
conseguenze però del tutto imprevedibili, e il rischio di
innescare un ciclo di altissima tensione e forse di violenza. I
prossimi 10 mesi si annunciano incandescenti fra Barcellona e
Madrid. E la questione catalana complica ancora di più la
infinita crisi politica della Spagna, l'ex-paese più stabile
dell'Ue, senza governo eletto da 9 mesi e incamminato verso le
terze elezioni in un anno a Natale. (ANSAmed).
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Catalogna in piazza, ultima Diada prima della 'secessione'
Barcellona e Madrid verso scontro finale