(di Luca Mirone)
(ANSAmed) - ROMA, 29 APR - L'Italia vuole forzare lo stallo
nelle indagini sulla morte di Giulio Regeni. Il ministro degli
Esteri, Paolo Gentiloni, ha chiesto ancora una volta all'Egitto
una "collaborazione seria" e ha reso noto che sono ripresi i
contatti tra gli inquirenti dei due Paesi, mentre i pm romani
hanno avviato una nuova rogatoria internazionale per chiedere al
Cairo i documenti che possano contribuire ad accertare la
verità.
Dall'Egitto, però, si continuano a confondere le acque. Il
vicepresidente del Parlamento ha evocato la possibilità che il
ricercatore italiano fosse una spia.
Gentiloni, in un'intervista radiofonica, ha fatto il punto
sulla vicenda, che dopo oltre tre mesi non vede neppure un'ombra
di luce, tanto da provocare il richiamo in Italia del nostro
ambasciatore, non ancora rientrato al Cairo dopo 20 giorni.
"Purtroppo la nostra pressione, la nostra ricerca di verità non
ha avuto risposte soddisfacenti", ha spiegato il titolare della
Farnesina, avvertendo la controparte che "il ritorno alla
normalità delle relazioni" bilaterali "dipende da una
collaborazione seria".
L'Egitto, finora, ha tirato fuori ogni pista possibile, senza
fornire elementi concreti di indagine, forse per prendere tempo.
L'Italia, tuttavia, non abbassa la guardia: si sbaglia chi
"immaginava che il trascorrere del tempo avrebbe un po'
diminuito l'attenzione dell'Italia e costretto tutti a
rassegnarci a un ritorno alla normalità della relazioni", ha
assicurato Gentiloni, ricordando che il richiamo per
consultazioni dell'ambasciatore Maurizio Massari, l'8 aprile
scorso, dopo il fallimento del vertice tra gli inquirenti, è
stato "un gesto molto forte nei rapporti tra Stati", e l'Italia
"continua a esercitare in tante forme la pressione diplomatica",
anche se "non sarà facile".
Sul fronte delle indagini, tutto tace. Gli inquirenti
italiani aspettano ancora dai colleghi egiziani gli elementi
considerati chiave per scoprire la verità, a partire dal
traffico telefonico della zona in cui scomparve Regeni e del
luogo in cui fu trovato morto. E dopo il sostanziale nulla di
fatto nell'incontro romano del 7 e 8 aprile, i pm sono passati
alle rogatorie internazionali. Gentiloni a questo proposito ha
spiegato che la Procura di Roma "ha inviato una nuova rogatoria"
e che "sono in corso nuovi contatti tra le procure", auspicando
che "l'attività del procuratore Pignatone possa riavviare
qualche contatto utile".
A raffreddare ulteriormente i rapporti tra Roma e Cairo, ci
ha pensato uno dei due vicepresidenti del parlamento egiziano,
Soliman Wahdan, evocando l'ipotesi dello spionaggio, peraltro
già ripetutamente smentita fra gli altri dal ministero
dell'Interno egiziano. In un'intervista televisiva, Wahdan ha
assicurato che l'Egitto "giudicherà l'assalitore" di Regeni,
salvo poi aggiungere che "quando si parla di un accademico
italiano che spiava in Egitto dopo essere stato accolto
calorosamente dall'Egitto, questo è un grandissimo problema e
sarà una pietra che ostacolerà le relazioni tra l'Egitto e
l'Italia". Solo un "punto di vista", ha precisato il
parlamentare, specificando di non aver visionato prove
documentali. (ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Regeni: Gentiloni ad Egitto, serve collaborazione seria
'Ripresi contatti tra Procure, nuova rogatoria al Cairo'