(ANSAmed) - NEW YORK, 13 NOV - Nuova grana per gli Emirati
Arabi. E ancora grande imbarazzo per Bernardino Leon. Abu Dhabi
infatti avrebbe spedito nell'estate scorsa armi ad alcuni gruppi
"amici" delle milizie libiche, violando cosi' l'embargo
internazionale. Questo proprio mentre il governo arabo stava
offrendo all'inviato uscente dell'Onu in Libia un incarico molto
ben remunerato. Incarico che ha gia' suscitato enormi polemiche
nelle ultime settimane. A svelare l'episodio della consegna
delle armi e' il New York Times, che ha scavato tra le carte -
tirate fuori per la prima volta dal Guardian - venute fuori dopo
la fuga di email che rischia di mettere in serio pericolo il
processo di pace libico.
In una di queste email un diplomatico degli Emirati Arabi
mette in guardia l'ambasciatore del suo Paese all'Onu sulla
violazione dell'embargo. "Abbiamo violato la risoluzione del
Consiglio di sicurezza sulla Libia, e continuiamo a farlo",
scriveva allarmato lo scorso 4 agosto. Probabilmente una
coincidenza. Ma proprio in quei giorni Leon, impegnato nel
tentativo di mettere d'accordo le parti libiche per un governo
di unita' nazionale, stava allo stesso tempo trattando per
motivi personali col governo di Abu Dhabi, da sempre sospettato
di aiutare una delle fazioni libiche, quella del governo di
Tobruk. Trattava sull'incarico di docente all'accademia di
formazione diplomatica degli Emirati Arabi. Un lavoro da 50 mila
dollari al mese. La notizia dell'invio di armi ad alcuni
militanti libici, dunque, non fa che aumentare le ombre sul
ruolo di Leon, che si e' sempre difeso affermando di aver
gestito la crisi libica in maniera del tutto trasparente. Ma le
nuove rivelazioni potrebbero ora accelerare la sua uscita di
scena definitiva, consentendo al nuovo inviato speciale per la
Libia, Martin Kobler, di insediarsi.
Dai documenti visionati dal Nyt intanto emerge con maggiore
chiarezza quanto gia' si sapeva: il sostegno degli Emirati
arabi, dall'Egitto alla Libia, alle formazioni anti-islamiche.
Una strategia in contrasto con altri Paesi arabi, vedi il Qatar.
E in piu' di una email - spiega il Times - piu' di un
diplomatico emiratino riconosce con franchezza l'invio di armi
agli alleati libici, in barba alle norme internazionali. Una
politica - emerge - condivisa e portata avanti sotto la
supervisione dei massimi livelli dello stato. In alcune di
queste email, poi, si discute su come nascondere la consegna di
armi all'Onu, soprattutto alla commissione che monitora il
rispetto dell'embargo: "Dobbiamo cercare una copertura per
limitare l'eventuale danno", viene scritto al rappresentante
permanente di Abu Dhabi al Palazzo di Vetro. Episodi sui quali
forse qualcuno nelle prossime settimane dovra' chiarire.
(ANSAmed).
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Libia: armi Emirati a milizie 'amiche'. Imbarazzo Leon
Consegne in estate quando inviato Onu trattava lavoro Abu Dhabi