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Siria: 3,8 mld dollari aiuti da donatori, 19 mln da Italia

Mondo si mobilita in assenza di soluzione politica a conflitto

Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon (s) e l'emiro del Kuwait, Sheikh Sabah Al Ahmed Al Jaber Al Sabah, presiedono la terza Conferenza dei donatori della Siria a Kuwait City

Redazione Ansa

(dell'inviata Elisa Pinna) (ANSAmed) - KUWAIT CITY, 31 MAR - Tre miliardi 800 milioni di dollari sono stati stanziati in aiuti umanitari destinati alla Siria per il 2015. L'impegno è stato preso durante la terza Conferenza dei Donatori della Siria, presieduta oggi a Kuwait City dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e dall'emiro del Kuwait, Sheikh Sabah Al Ahmed Al Jaber Al Sabah. Si tratta di una cifra di tutto rispetto, persino superiore alle previsioni, se si pensa che nel 2014 i paesi donatori si erano impegnati per 1,5 miliardi di dollari e nel 2014 per 2,4 miliardi. Il risultato è stato ottenuto grazie alla generosità di nazioni come il Kuwait (500 milioni di dollari), gli Stati Uniti (507 milioni) o l'insieme della l'Ue, come Unione e singoli paesi (1,1 miliardi di dollari), ma anche delle organizzazioni non governative che hanno messo sul piatto della bilancia 506 milioni di dollari. L'Italia si è impegnata con 18 milioni di euro, pari a oltre 19 milioni di dollari.

Altro fattore che ha contribuito al successo della conferenza, per il quale si è complimentato lo stesso Ban, è stato l'alto numero di partecipanti, 78 paesi. Tuttavia la somma è ancora distante da quegli 8,4 miliardi di dollari ritenuti dall'Onu essenziali per fronteggiare quella che il segretario generale ha definito oggi "la peggiore catastrofe umanitaria dei nostri tempi". Ban, aprendo stamane la Conferenza nel grandioso Bayan Palace - un edificio ispirato all'architettura dell'Alhambra - ha espresso "vergogna, profonda rabbia e frustrazione", per il fallimento della Comunità internazionale nel trovare una soluzione per la crisi siriana ed ha invocato una punizione per i responsabili del "bagno di sangue" e dei "crimini commessi contro il popolo siriano". La Siria - ha detto - "è stata fatta a pezzi" sotto gli occhi del mondo e la sua "popolazione sistematicamente uccisa, ferita, sfollata". Le cifre, evocate negli interventi, mettono i brividi: oltre 220 mila i morti, più della metà della popolazione sfollata (circa 12 milioni di persone, di cui 4 fuggiti nei paesi vicini).

Quattro siriani su cinque - è stato ricordato - vivono nella povertà e in difficoltà. Il Paese ha perso circa quattro decenni di sviluppo economico, ha azzerato il suo Pil; l'aspettativa media di vita si è accorciata di 20 anni, tre milioni di bambini non vanno più a scuola. "Bisogna porre fine a questa catastrofe, le cui conseguenze stanno mettendo in pericolo la pace e la sicurezza internazionali e trasformando la regione in un rifugio sicuro per organizzazioni terroristiche", ha detto l'emiro del Kuwait. L'intero Medio Oriente è a rischio di destabilizzazione per il fiume di profughi siriani che si sta riversando nei paesi confinanti, ha spiegato Antonio Guterres, l'Alto Commissario dell'Onu per i rifugiati, il quale ha rivolto un appello all'Europa perché tenga aperti i suoi confini almeno ai rifugiati siriani. Il peso non può più essere sopportato dai paesi confinanti. Il numero di profughi presenti in Libano sarebbe l'equivalente - ha esemplificato - di oltre 22 milioni di rifugiati in Germania o di 88 milioni negli Stati Uniti. (ANSAmed).

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