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Turchia: veleni elettorali, campagna cruciale per Erdogan

Opposizione denuncia complotti e false accuse assassinio

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan

Redazione Ansa

(di Francesco Cerri)

(ANSAmed) - ANKARA - Mancano tre mesi al voto ma è già pioggia di veleni a Ankara in vista delle politiche del 7 giugno, le più incerte e cruciali per Recep Tayyip Erdogan da quando il suo partito Akp è al potere, nel 2002.
L'opposizione lo accusa di tendenze dittatoriali e di essere pronto a tutto per vincere, anche con brogli e complotti. Il capo dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu ha detto di avere le prove che i servizi segreti del Mit avrebber un piano per mettere al bando il suo partito il Chp prima delle elezioni con false accuse. La stessa denuncia è venuta dalla nota 'gola profonda' Fuat Avni, secondo la stampa un anonimo collaboratore del 'sultano', che da un anno anticipa con precisione su twitter varie manovre del potere - retate, incriminazioni contro giornalisti e opposizione - mettendo in imbarazzo il governo.
Nei giorni scorsi tre giornali di proprietà di Ethem Sancak, vicino al presidente, hanno denunciato un piano per uccidere Sumeyye, la figlia di Erdogan. L'imam Fetullah Gulen, ex-alleato e oggi arci-nemico del presidente, il dirigente Chp Umut Oran, e il misterioso Fuat Avni avrebbero assoldato un sicario e si sarebbero scambiati al riguardo messaggi diretti su Twitter, riprodotti dai tre giornali. La procura aveva subito aperto un'inchiesta. Ma i messaggi erano falsi. Oran ha consegnato ai giornalisti la registrazione ufficiale dei contatti del suo account fornita da Twitter: nessun messaggio con 'Avni' o Gulen.
Oran ha querelato Sancak e i vertici dei tre giornali, accusati di essere "una gang criminale" al servizio di Erdogan.
Nell'Akp suscitano nervosismo i sondaggi che danno il partito sotto il 40%, contro il 50% delle politiche del 2011. Erdogan fa apertamente campagna, nonostante la costituzione imponga al capo dello stato di essere neutrale, e chiede agli elettori di dare all'Akp una maggioranza assoluta più ampia che gli consenta di cambiare la costituzione e istituire un sistema presidenziale forte. Il 'sultano' ha detto di volere restare al potere fino al 2023, centennale della repubblica fondata da Ataturk. Se vincera' in giugno nulla potrà impedirglielo. Le incognite però sono forti. E alcuni analisti non escludono un tracollo dell'economia. La lira è in picchiata (-12% sul dollaro da gennaio) vittima delle bordate dello stesso Erdogan contro la Banca Centrale.
Le tensioni interne continuano intanto a crescere. Da dicembre si moltiplicano le incriminazioni di giornalisti critici verso il potere per presunte 'offese' a Erdogan: rischiano fino a 4 anni. In parlamento l'atmosfera è elettrica.
Sono esplose risse fra Akp e opposizione sulla nuova legge di sicurezza che conferisce poteri senza precedenti alla polizia, dopo averli già dati al Mit. L'incertezza più grande viene forse però dal voto curdo. Se il nuovo partito curdo Hdp riuscirà a superare la soglia del 10% per entrare in parlamento, l'Akp non otterrà probabilmente i 400 deputati su 550 a cui ambisce. Se rimarrà sotto, i suoi voti andranno invece al primo arrivato: e il partito del presidente potrebbe allora avere la maggioranza necessaria per dare pieni poteri al 'sultano'. (ANSAmed).

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