(Di Francesco Cerri)
(ANSAmed) - ANKARA, 28 GEN - In tutto il Kurdistan turco
migliaia di curdi sono scesi in piazza cantando e danzando per
celebrare la riconquista di Kobane, la citta' curda siriana
presa d'assalto in settembre dai jihadisti dello Stato Islamico
(Isis).
Ma sulla loro gioia ha gettato ghiaccio Recep Tayyip Erdogan.
Il presidente islamico turco visibilmente non ha trovato motivi
per festeggiare. Ankara vede agitarsi lo spettro di uno stato
curdo siriano, la Rojava, e di un futuro 'Grande Kurdistan' di
40 milioni di abitanti (15 oggi turchi) a cavallo fra Turchia,
Siria, Iran e Iraq. "Ballano il ciftetelli" (una popolare danza
anatolica) ha ironizzato Erdogan vedendo i curdi festeggiare:
"ma che cosa e' successo? L'Isis e' stato cacciato da Kobane.
Ok. Ma chi ora ricostruira' le zone bombardate?". Una frecciata
agli americani, che hanno bombardato i jihadisti per aiutare
l'Ypg, il braccio armato del partito curdo siriano Ypd, e le
brigate delle donne curde Ypj, che hanno messo in fuga i
jihadisti. "Li ho avvertiti, non buttate queste bombe, fate un
errore" ha detto Erdogan. Fin dall'inizio dell'assalto contro
Kobane in settembre, Ankara ha seguito una linea ambigua. Ha
impedito il passaggio del confine ai curdi turchi che volevano
combattere con i 'fratelli' siriani. Non ha ceduto alle
pressioni Usa e non ha concesso l'uso della base Nato di
Incirlik ai caccia americani che colpiscono l'Isis, non ha
aderito alla coalizione anti-jihadista. "Kobane cadra'" ha detto
Erdogan in ottobre. Le manifestazioni di protesta dei curdi
turchi sono state duramente represse, con 40 morti. Il solo
gesto simbolico della Turchia e' stato di lasciare passare sul
sul proprio territorio fino a Kobane 150 'peshmerga' del
presidente curdo iracheno Massud Barzani 'nemico' politico del
Pkk turco e dell'Ypd. Dall'inizio della guerra civile siriana
Erdogan si e' schierato con i ribelli sunniti con un duplice
obiettivo: rovesciare l'ex-amico Bashar al Assad per sostituirlo
con un governo islamico e impedire il consolidamento di una
entita' curda - ora organizzata in tre province - in Siria, dopo
il Nord Iraq curdo con la caduta di Saddam Hussein. Il 'sultano'
di Ankara e' stato accusato di appoggiare in chiave anti-Assad e
anti-curda i jihadisti di Isis e al-Nusra. Un gioco pericoloso:
il 'califfo' al-Baghdadi ha potuto 'penetrare' la Turchia. Per
l'intelligence turca nel paese ci sono ora 3mila cellule Isis
dormienti e mille turchi combattono per al-Baghdadi in Siria e
Iraq. Dopo la riconquista di Kobane, il presidente turco ha
confermato che nonostante il fallimento della sua politica
siriana e le divergenze crescenti con Washington non intende
cambiare rotta. Ankara non vuole una autonomia curda in Siria. E
ritiene che abbattere Assad rimanga la priorita'. Dopo i
massacri
e le atrocita' dei jihadisti, anche a Parigi, il presidente
turco
appare pero' sempre piu' isolato. Alcuni analisti ritengono che
Washington non escluda piu' la ripresa di contatti in chiave
anti-Isis con Damasco, ritenendo, fra i due mali, Assad
preferibile al 'califfo'.(ANSAmed).
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Isis: Erdogan non festeggia liberazione Kobane
Accusata di aiutare jihadisti Ankara non vuole Kurdistan siriano