(di Demetrio Manolitsakis) (ANSAmed) - ATENE, 12 GEN - A solo
due settimane dalle cruciali elezioni politiche in Grecia - il
cui esito rischia di avere imprevedibili conseguenze per
l'economia del Paese e dell'Europa - la campagna elettorale si
surriscalda sempre più nel segno di un'incertezza che molti
analisti locali ed esteri temono possa mettere a repentaglio la
permanenza di Atene nell'Eurozona. Ma ciò sembra non preoccupare
più di tanto i due maggiori partiti greci: Nea Dimokratia (al
governo) guidato dal premier Antonis Samaras e Syriza, la
formazione di sinistra radicale e maggiore forza d'opposizione
guidata da Alexis Tsipras. Stando infatti ai risultati degli
ultimi sondaggi d'opinione, il vantaggio di Syriza sui
conservatori di Nea Dimokratia si assottiglia ma nello stesso
tempo tende a consolidarsi intorno al 3% delle preferenze, cosa
che - secondo diversi osservatori - renderebbe improbabile un
ribaltamento della situazione a favore di Nea Dimokratia nella
manciata di giorni che mancano al voto.
Le percentuali di preferenze che almeno sinora i sondaggi
registrano per Syriza - quasi tutte sotto il 30% - non danno al
partito di Tsipras la certezza di riuscire a formare un governo
senza il sostegno di un alleato minore, cosa abbastanza
difficile considerate le posizioni assunte dalle varie forze
politiche in questa breve campagna elettorale. E questo è
proprio uno dei motivi per cui Tsipras ha chiesto agli elettori
di dare al suo partito la maggioranza necessaria per formare un
governo monocolore in grado di attuare il suo programma.
L'impresa, però, non sembra facile. Del resto non ci credono
nemmeno tutti i membri di Syriza. Infatti un deputato ritenuto
dai suoi tra i più "affidabili" del partito, giorni fa ha
spiegato ad un gruppo di amici di considerarsi già "un
potenziale primo ministro". "Syriza - ha detto il parlamentare -
vincerà senza dubbio le elezioni ma non avrà la maggioranza per
formare il governo. Dovrà quindi collaborare con altri partiti
che potrebbero accettare di collaborare con Syriza ma a
condizione che il premier sia un deputato di Syriza e non
Tsipras. In questo caso io sarei uno dei papabili".
Inoltre, sempre secondo i sondaggi, ci sarà battaglia tra i
partiti minori per la conquista del terzo posto che potrebbe
dimostrarsi determinante per la formazione del governo. Il fatto
che quattro partiti - il partito Comunista di Grecia (Kke), il
Pasok (socialista), To Potami (centro-sinistra) e il partito
filo-nazista Chrysi Avghì (Alba Dorata) - si trovino insieme in
una fascia che va dal cinque al sei per cento nelle preferenze
la dice lunga. Non a caso Evanghelos Venizelos, il leader del
Pasok alleato di Nea Dimokratia nell'attuale governo di
coalizione, ha impostato la campagna elettorale proprio
sull'importanza della conquista del terzo posto come del resto
hanno fatto tutti gli altri partiti minori.
Ed è proprio questo terzo posto alle elezioni del 25 gennaio
che potrebbe determinare una situazione senza precedenti per la
Grecia. In base alla Costituzione ellenica, infatti, nel caso in
cui nessuno dei due partiti maggiori riesce a formare un governo
dopo le elezioni, il capo dello Stato deve conferire l'incarico
al leader del partito aggiudicatosi il terzo posto. Il base agli
ultimi sondaggi, tale leader è Nikos Michaloliakos, capo del
filo-nazista Chrysi Avghì, il quale è da mesi detenuto insieme
con tutti i deputati del suo partito con l'accusa di aver
fondato e diretto un'organizzazione criminale.
Se tale ipotesi divenisse realtà, tra qualche settimana
potremmo vedere alla tv le immagini di un'auto della polizia che
va a prelevare dal carcere il leader filo-nazista incaricato di
formare il governo e lo accompagna in manette al palazzo
presidenziale per ricevere il mandato dal capo dello Stato.
Michaloliakos non riuscirebbe certo a formare un governo, ma la
Grecia sarebbe comunque esposta al ludibrio mondiale. (ANSAmed).
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Grecia: elezioni; è guerra tra partiti per il terzo posto
Mentre si assottiglia il distacco tra Syriza e Nea Dimokratia