(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 05 DIC - Ci sono voluti più di tre anni, ma
alla fine lo Stato tunisino sembra essere riuscito a riprendere
il controllo reale e non più solo formale delle moschee del
Paese.
Ad oggi, ha dichiarato il ministro degli Affari religiosi,
Mounir Tlili, in una intervista a radio Mosaique, resta fuori
controllo solo la moschea di Sbitla, nel governatorato di
Kesserine, da più parti accusata di essere ormai un centro di
inquadramento di giovani jihadisti. Solo una moschea su 147 ed è
probabile che, entro questa settimana, il controllo sarà totale
con la 'cacciata' degli imam estremistici che avevano preso
possesso di quella di Sbitla.
In Tunisia, così come negli altri Paesi arabi e musulmani, è
lo Stato a controllare, con il Ministero degli Affari religiosi,
le moscheee affinchè esse mantengano un ruolo esclusivamente
religioso e non cadano invece nelle mani di imam che ne vogliono
fare uno strumento politico o, peggio, di indottrinamento,
nell'accezione peggiore del termine.
Da oggi, quindi, la Tunisia può dirsi nuovamente quello Stato
musulmano, ma laico come istituzioni che fu voluto da Bourghiba
e che, in questo, fu rafforzato da Ben Ali, che, pur nel
rispetto formale dell'islam, cercò di portare ai minimi
fisiologici l'influenza dei chierici islamici nella società.
Dopo la cacciata di Ben Ali, la Tunisia, travolta
dall'inebriante vento della democrazia, cadde in un clima di
permissivismo estremo che consentì alle correnti più ortodosse
del sunnismo di avviare una politica di 'conquista' delle
moschee, scacciandone gli imam nominati dallo Stato (e quindi
obbedienti ai criteri della terzietà della religione rispetto a
politica e società) e sostituendoli con altri anch'essi sunniti,
ma di formazione wahabita. Si creò,quindi,in questo modo l'humus
ideale per il dilagare delle moschee salafite, poi divenute
centri di proselitismo e, in tempi più recenti, gangli della
rete di condizionamento e arruolamento degli aspiranti jihadisti
da spedire in Siria e Iraq o nella più vicina Libia.
Un processo ad altissimo tasso di pericolosità per lo Stato
tunisino che solo in ritardo ha compreso i rischi per la società
che già si erano intuiti quando, più di due anni fa, si scatenò
una vera guerra per il controllo della moschea principale di
Tunisi, al Zaytouna, che un tempo contendeva ad al Azhar la
primazia nell'islam sunnita. Riprendere il controllo delle
moschee è solo apparentemente una operazione 'obbligata' per le
istituzioni tunisine.E' anche un segnale forte ed inequivocabile
sia verso il fronte interno che quello esterno, in un momento in
cui le mire dei vari aspiranti califfi ed emiri dei Paesi vicini
si allungano su quello che, sino a ieri, era l'anello debole del
Nord Africa post-rivoluzioni. (ANSAmed).
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Tunisia: lo Stato 'riconquista' controllo moschee
Solo una resta in mano ad imam estremisti