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Esperto spagnolo, Al Andalus è obiettivo reale jihadisti

Fernando Reinares, ma Italia e Spagna non le più minacciate

Redazione Ansa

(di Paola Del Vecchio) (ANSAmed) - MADRID, 5 SET - "Per gli jihadisti, sia di Al Qaida che dello Stato islamico, Al Andalus continua a essere un territorio musulmano sotto occupazione spagnola e portoghese.

Non si tratta di un'evocazione storica, ma di una realtà attuale, che li porta a intimidire continuamente il nostro paese e alimenta, pertanto, la minaccia terrorista". E' quanto afferma, in un'intervista all'ANSA, Fernando Reinares, docente ed esperto di terrorismo internazionale del Real Instituto Elcano, il più prestigioso centro di studi strategici della Spagna.

Autore del libro: 'Matadlos! Quien estuvo detras dell'11-M y porqué se asentó en Espana' (Uccideteli! Chi c'era dietro l'11-M e perché è avvenuto in Spagna), edito da Galaxia Gutenberg nel 2014, Reinares conferma che la penisola iberica - la regione di Al Andalus fu dominata per 8 secoli dagli arabi - è un obiettivo prioritario delle due reti transnazionali in cui si articola lo jiadismo globale. Professor Reinares, può spiegare quali sono? "Lo Stato islamico è il risultato di una scissione di Al Qaida come struttura terrorista globale ed entrambe le organizzazioni condividono la stessa ideologia del salafismo jihadista, con l'idea che Al Andalus continua a essere un territorio musulmano sotto occupazione spagnola e portoghese. Al Andalus, estesa su gran parte delle attuali Spagna e Portogallo, è per i soldati della guerra santa, sia di Al Qaida che dello Stato islamico, la terra dei loro avi, da riconquistare".

A quando risalgono le prime rivendicazioni? "Già negli scritti dei fondatori di Al Qaida ci sono riferimenti diretti e indiretti alla Spagna, che vanno oltre le manifestazioni antioccidentali tipiche degli ideologi della jihad globale. Uno di loro, Abdullah Azzam, pubblicò nel 1987 un opuscolo molto influente sull'imperativo religioso della jihad, nel quale si esortava a utilizzarla per recuperare Al Andalus, come se quel dominio islamico continuasse a essere vigente e fosse sotto occupazione. Da là, le allusioni ad Al Andalus, che dal 1994 fece lo scomparso leader di Al Qaeda, Bin Laden, e il suo successore, Al Zawahiri. I membri della cellula locale che preparò ed eseguì le stragi dell'11 marzo a Madrid, si autodefinivano 'brigata che si trova nell'Al Andalus' o anche 'battaglione Al Andalus'. A marzo, il ministro degli interni, Jorge Fernandez Diaz, ha confermato che la Spagna è uno degli obiettivi strategici della guerra santa globale. Eppure, dall'11 marzo 2004, non è stata teatro di nuovi attentati. Come lo spiega? "Le bombe sui treni regionali ad Atocha causarono 191 morti e oltre 1.800 feriti. E' stato l'attacco più letale in un paese occidentale registrato dall'11 settembre e dimostra, senza ombra di dubbi, che il nostro paese è bersaglio del terrorismo globale. E' vero che la narrativa jihadista si riferisce alla Spagna, proprio in ragione dell'antica Al Andalus, in maniera diversa rispetto ad altri paesi occidentali. Ma è vero anche che la Spagna si è distinta, dalla metà degli anni '90, come uno dei paesi europei dove si sono realizzati più arresti di jihadisti e dove più cellule sono state smantellate". Ma si può dire che è oggi il paese europeo bersaglio più minacciato da parte dello Stato islamico? "No, la Spagna come l'Italia, non sono in questo momento i paesi europei più segnato dalla mobilitazione jihadista, collegata al conflitto in Siria e Iraq. I più esposti, in termini assoluti e relativi, sono Francia, Regno Unito, Belgio, Germania e Paesi Bassi, i paesi dove la popolazione musulmana è formata principalmente da seconde e terze generazioni, discendenti di immigrati provenienti da stati con società in maggioranza islamica. In ogni caso Spagna e Italia si trovano nel Mediterraneo occidentale, da dove proviene oltre la metà degli jihadisti che si sono incorporati al Fronte al Nusra e, soprattutto, allo Stato islamico, in Siria e Iraq. E questo comporta, come ovvio, nuovi focolai e un maggiore potenziale della minaccia terrorista". (ANSAmed).

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