(di Diego Minuti) (ANSAmed) - ROMA, 29 AGO - Dodicimila
denunce presentate dalle vittime, lo scorso anno, all'autorità
giudiziaria algerina per violenze domestiche. Un numero che può
apparire elevato, ma che, invece, viene ritenuto solo indicativo
per difetto di un fenomeno molto più ampio e complesso e davanti
al quale le leggi algerine appaiono insufficienti.
Un fenomeno davanti al quale il Consiglio dei ministri ha
deciso di adottare, tre giorni fa, un progetto di legge che
innalza i livelli di difesa della donna, ma che appare ancora
lontano dall'essere realmente efficace, come reclamano le
associazioni di tutela della condizione femminile.
Il progetto di legge (di cui el Watan pubblica le finalità),
partendo dall'assunto che il 60 per cento delle violenze matura
in ambiente domestico, prevede un inasprimento delle pene per il
coniuge che si renda responsabile di ''violenza, abbandono, o
intimidazioni miranti a privare la sposa dei suo beni''. In
linea di principio un significativo passo in avanti, se non che
il pdl prevede una scappatoia assolutoria per il marito o
partner manesco o avido se la moglie, dopo averla presentata,
ritira la denuncia. Cosa affatto improbabile, se si pensa che la
marginalità in cui spesso la donna algerina viene relegata dal
contesto sociale la rende particolarmente vulnerabile rispetto
alle pressioni che possono derivare, ad esempio, dalla famiglia.
Che non sempre è disponibile a prendere atto di iniziative che
ne mettono in pericolo l'immagine. Come potrebbe essere la
ribellione di una donna alle violenze quotidiane del marito.
Tanto che questa clausola ha determinato, secondo quanto ha
dichiarato a el Watan, i timori di Nouria Hafsi, segretario
generale dell'Unione delle donne algerine, che ha posto
l'accento sulla circostanza che la donna, sopraffatta dalla
paura di reazioni da parte della famiglia e della società in
genere, difficilmente ha il coraggio di denunciare le violenze
domestiche se non quando esse diventano insopportabili.
L'iniziativa del governo ha comunque finalità lodevoli e
prende spunto dal dibattito pubblico che su questo tema si è
aperto. Ma, evidentemente, non focalizza la realtà quotidiana
delle donne algerine, determinando le perplessità da parte di
chi, come le associazioni femminili, avrebbero preferito che
l'azione penale contro il marito o il compagno violento
continuasse pur in presenza di un ''perdono'' non si sa bene
quanto spontaneo o meditato. (ANSAmed).
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Algeria: governo vara progetto legge contro violenza donne
Ma associazioni dicono no a 'scappatoia' prevista per colpevoli