(di Daniela Giammusso)
(ANSA) - ROMA, 25 MAG - AA.VV, "ATLANTE DELL'ARTE
CONTEMPORANEA 2020" (De Agostini, pp. 1000 - 95,00 euro). Cosa
può essere classificato come Arte nell'era contemporanea? E'
passato quasi un secolo da quando Paul Rosenberg, uno tra i più
grandi mercanti di inizio Novecento, nella sua galleria parigina
ospitava lavori di Ingres, Delacroix, Courbet, Cézanne, Degas,
Monet e Matisse privilegiando le "scelte estetiche" a quelle
"commerciali". Eppure già allora Rosenberg parlava di una
"s-definizione dell'arte", in cui l'oggetto artistico diventava
ben poca cosa se riferito alla personalità dell'autore. Da
allora quasi inarrestabile il concetto di Arte ha mutato, forma,
linguaggio, divenendo sempre più fluido e dai contorni labili.
Come diceva Andy Warhol, "prima di tutto è stato fatto da un
artista e in secondo luogo si rivela arte". Una perdita di
"sacralità" che arriva fino al "caso" del 2019: una banana
appesa al muro con lo scotch venduta a 120 mila dollari. E
mangiata, nello stupore di tutti, da un visitatore di una
mostra. È Comedian di Maurizio Cattelan, esposta all'Art Basel
di Miami. È da questa riflessione che parte la seconda edizione
dell'Atlante dell'Arte Contemporanea, monumentale volume di
mille pagine (e 5 chili di peso) dedicato alla mappatura
completa del contesto artistico italiano, edito da De Agostini e
sostenuto dalla società Start Group. Con il coordinamento
scientifico di Daniele Radini Tedeschi e di Stefania Pieralice,
è considerato il principale veicolo di consultazione per
contestualizzare il ruolo dell'arte italiana sulla scena
mondiale. Uno strumento di arteconomy dedicato ai rapporti tra
arte e finanza, collezionismo e mercato, indispensabile per gli
esperti di settore ma anche piacevole lettura per i semplici
appassionati.
"Il volume - racconta il responsabile scientifico Daniele Radini
Tedeschi, storico dell'arte e curatore - prende in esame l'arco
cronologico che va dal 1950 sino al 2019, registrando oltre
160.000 risultati, sia del mercato primario, quindi il prezzo
che gli artisti hanno in galleria, sia quello secondario, ovvero
i record delle aste". Protagonisti, oltre 800 artisti che hanno
lavorato nel Novecento dal dopoguerra in poi, come Emilio
Vedova, Giacomo Balla, Alberto Burri, Lucio Fontana, Pino
Pascali, Giorgio Morandi, Michelangelo Pistoletto, Vanessa
Beecroft. "Curiosamente, sono esclusi Boccioni e Modigliani,
perché sono morti prima del 1950 - spiega Radini Tedeschi - Allo
stesso tempo c'è un dettagliato scrutinio di artisti del
minimalismo, dell'arte povera, come Bonalumi e Castellani o il
caso figurativo di Mignoli". E poi ancora Massimiliano Fuksas,
in veste non di archistar, ma di pittore, Mario Schifano e Janni
Kounellis, che pur non essendo nati in Italia (il primo in
Libia, il secondo in Grecia), hanno poi vissuto tutta la vita a
Roma. "Fino a giungere - prosegue il curatore - alle nuove
generazioni, le nuove tendenze e gli artisti giovani, che hanno
ottenuto successo grazie a partecipazione importanti come la
Biennale di Venezia o dOCUMENTA".
Nella sezione dedicata agli indici di mercato, primario e
secondario, per ogni artista anche griglie che indagano "fascia,
frequenza, trend e plusvalenza". Grande attenzione, quest'anno,
alla posizione di rilievo dei mercati orientali prima del
Coronavirus, con una trattazione specifica delle più importanti
case d'Asta di Hong Kong, Poly Auction e China Guardian. "Tutti
dati che sembrano appartenere più al mondo economico - ammette
Radini Tedeschi - ma il mercato dell'arte è molto simile a
Piazza Affari: un'opera può 'schizzare', proprio come
un'obbligazione o un titolo azionario. E può anche subire un
forte ribasso, come il suo autore. E' un organismo vivo, sempre
ebulliente, che subisce continue variazioni. E l'attento esperto
d'arte è anche un attento analista". (ANSA).
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