(ANSAmed) - ROMA, 31 GEN - Nel suo ultimo romanzo, 'La donna
dai capelli rossi', Orhan Pamuk riprende il filo del suo viaggio
letterario sulla modernizzazione di Istanbul e della Turchia,
parla della profonda e rapida trasformazione di un paese e della
sua città che ne è l'emblema, e lo anche nel senso di punto di
incontro non facile tra oriente e occidente. Assieme fa
affiorare anche come tutto questo crei scompensi, faccia
maturare momenti tragici visto che le radici, i costumi e la
cultura invece subiscono modificazioni molto più lente e
finiscono per scontrarsi con una realtà in cui non si ritrovano
(anche politicamente, data l'attuale situazione della Turchia).
A tutto questo si aggiunge anche una riflessione tra modelli
arcaici e modernità sulla paternità. La storia così è quella di
Cem, studente liceale a Istanbul a metà anni '80, figlio di un
padre farmacista che un bel giorno, per le sue idee e impegno
comunista, viene arrestato, torturato e non torna più a casa,
così che madre e figlio sono costretti a arrangiarsi. Cem, per
procurasi i soldi per l'università, dopo aver lavorato in una
libreria andrà a fare l'aiuto di un mastro scavatore di pozzi,
Mahmut Usta, che lo porta a lavorare sulla collina di Ongoren,
una cittadina nei dintorni dove la sua vita resterà segnata per
sempre. Il mastro, che per la sua provenienza lo chiama
''signorino'', diventa una figura paterna dura e tenera assieme,
più solida di quella che Cem aveva, capace, più che persuaderlo,
di rassicurarlo e fargli sentire la propria autorità e assieme
di affascinarlo con i propri racconti di antiche storie e
leggende, cui il giovane replica con ricordi scolastici e la
storia inquietante di Edipo. Storia che si rispecchierà in
quella a contrasto del sovrano Rostam che senza saperlo uccide
in battaglia il figlio Sohrab tratta dal persiano ''Libro dei
Re'' di Ferdowsi, udita per la prima volta in un teatro
socialista popolare di Ongoren da un'attrice dai capelli rossi
fiamma che affascina profondamente Cem. Totalmente preso da
questa figura sensualissima, comincia a seguirla e cercarla
finché, dopo alcuni incontri tra interesse e mistero, avrà a
sorpresa da lei, partito il marito, la sua prima notte
indimenticabile di sesso, poco dopo la quale, sicuro di aver
ucciso Mahmut Usta in un incidente durante lo scavo del pozzo,
fuggirà tornando a casa. E' così che Edipo, ma soprattutto
Sohrab che gli è più vicino culturalmente, ma anche
psicologicamente, sentendosi vittima dell'abbandono del padre
specie per la sua sparizione anche dopo uscito di prigione e per
altre situazioni e intrecci con la propria vita che apprenderà
nel tempo, per la mirabile anche se complessa e per certi versi
prevedibile costruzione narrativa di questo romanzo nei suoi
colpi di scena. Non a caso quando, divenuto ingegnere geologico,
si sposerà con Ayse e pian piano metterà su un impero
immobiliare come costruttore approfittando del boom economico e
dell'espansione velocissima di Istanbul, che ingloberà tutti i
dintorni, compresa Ongoren, chiamerà la sua società proprio
Sohrab. E mentre pian piano l'ossessione del senso di colpa per
l'accaduto al pozzo va attenuandosi, anche per il sospetto che
in realtà Mahmut Usta si sia salvato visto che nessuno è mai
venuto a cercarlo, ecco che gli arriva una lettera in cui un
certo Enver si proclama suo figlio e poi lo citerà in tribunale
ottenendo con l'esame del Dna il riconoscimento. E' il ritorno
del passato che sarà gravido di conseguenze drammatiche di cui
ci verrà chiarito il senso da un intervento a posteriori proprio
della Donna dai Capelli Rossi, che di Enver è ovviamente la
madre. Appaiono allora esemplari le tre citazioni messe ad
epigrafe del libro, a cominciare da quella dall'Edipo re di
Sofocle: ''Il delitto è antico, la prova difficile: come mai la
si troverà?''.(ANSA).
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Donna dai capelli rossi,Pamuk torna a parlare di sua Turchia
Nel nuovo romanzo, la storia di un ragazzo in cerca di identità