(di Luciana Borsatti)
(ANSAmed) - ROMA, 4 MAG - Per analizzare un problema i numeri
non fanno mai male. E' per questo che con i numeri cominciano,
Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna, il loro agile saggio
"Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione".
(Laterza, pp.153, 12 euro).
Se oggi i Paesi ricchi blindassero le frontiere, scrivono, in
20 anni i loro abitanti in età lavorativa passerebbero da 753 a
664 milioni, con un calo di 4,5 milioni l'anno. Se invece lo
facessero i Paesi poveri, la loro popolazione tra i 20 ed i 64
anni crescerebbe di 42 milioni l'anno. Nel frattempo in Italia,
per mantenere costante la popolazione nella stessa fascia d'età
e far fronte al ritiro in pensione dei 'baby-boomers',
dovrebbero entrare annualmente 325 mila lavoratori potenziali -
più o meno la stessa cifra registrata nell'ultimo ventennio.
E così proseguono - il sociologo ed esperto di islam europeo
Allievi ed il demografo Dalla Zuanna - affrontando con gli
strumenti della ricerca gli argomenti più ricorrenti sul tema.
E' vero, per esempio, che gli stranieri rubano il lavoro agli
italiani? Se durante la crisi il numero di occupati italiani è
diminuito e quello degli occupati stranieri no - premettono i
due docenti padovani - è anche vero che se i secondi sparissero
il loro posto non sarebbe occupato automaticamente dai primi.
Perché il mercato del lavoro "non è una fontana a vasca unica",
alimentata dagli assunti e svuotata da pensionati e licenziati,
ma un insieme di "vasche" o segmenti solo in parte comunicanti.
Per esempio, i segmenti del lavoro regolare e irregolare, con
varie zone grigie che possono convivere tra gli italiani come
tra gli immigrati. O quelli dei 'ddd jobs' ('dirty, dangerous
and demeaning' ossia i lavori sporchi, pericolosi e umilianti)
che "grandissima parte degli italiani possono permettersi di
rifiutare" per il fatto di godere di altri sostegni minimi.
Sul mercato del lavoro, proseguono, "gli immigrati sono
complementari piuttosto che concorrenti agli italiani"; "colf e
badanti straniere permettono alle donne di andare più tardi in
pensione" e ne aumentano il tasso di occupazione; la presenza di
manodopera straniera a basso costo "ha contribuito a mantenere
basso il prezzo di molti servizi", non solo in ambito domestico
ma anche nel turismo e nella ristorazione.
Insomma, "fare degli immigrati il capro espiatorio di
vent'anni di declino economico" è sbagliato - si sostiene - se
non altro perché le economie di Germania, Regno Unito e Usa sono
cresciute pur con alti tassi migratori, e il Giappone "è
cresciuto poco" pur continuando a "blindare le frontiere".
E poi ancora - passando per questioni come l'adeguatezza
delle normative europee sulla prostituzione di fronte al nuovo
fenomeno della tratta e della schiavitù sessuale delle donne
straniere - ecco le evidenze di altri numeri: i primi tre Paesi
al mondo per numero di rifugiati ospitati sono Pakistan (oltre
1,6 milioni), l'Iran e il Libano (circa la metà), seguiti dalla
povera Giordania. Con i primi Paesi europei /Francia e Germania)
che entrano in classifica solo tra i primi 20. E ancora il
Libano, che passa al primo posto quando si guarda alla
percentuale di rifugiati sulla popolazione locale (178 su 1000).
Inoltre, "i famosi 35 euro al giorno che vanno alle
strutture di accoglienza" non vengono tolti a nessun italiano
perché "provengono dall'Europa" e sono spendibili solo in quel
modo, con il quale d'altra parte "implementano", con
l'attivazione di servizi, "l'economia e l'occupazione locale".
"Bisogna avere il coraggio di dirselo", affermano Allievi e
Della Zuanna: profughi e migranti non sono una questione
emergenziale "ma un dato strutturale del mondo globale. E va
affrontata come tale. Con strategie, non con parole d'ordine".
Insomma, è questione da statisti e non da demagoghi.
Considerato anche che la protezione dei rifugiati è imposta
dalla Costituzione italiana, ricordano, prima ancora che dalla
Convenzione di Ginevra del 1951.
Infine, sui rifugiati politici che sono "la faccia migliore
del loro Paese" e vi torneranno di sicuro se e quando potranno,
un omaggio degli autori agli esuli in Francia dell'antifascismo:
"Uno di loro, per sopravvivere, lavorò come muratore e poi tornò
nel suo Paese". "Si chiamava Sandro Pertini". (ANSAmed).
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Libri:'tutto quello che non vi hanno mai detto' sui migranti
Allievi-Della Zuanna, governare con coraggio un dato strutturale